“Si parla molto della pressione fiscale dell’Italia. Sicuramente è elevata, ma non così distante dalla media di altri paesi”.

Chi lo ha detto?

Maria Cannata, direttore generale della direzione del debito pubblico al Ministero del Tesoro. Non la prima arrivata, bensì un dirigente di tutto rispetto e di grande competenza.

Tuttavia, la sua frase sembra appartenere un po’ alla logica del “mal comune, mezzo gaudio” o, peggio ancora, della minimizzazione. Vada a dirla agli imprenditori, questa frase.

Quella della Cannata rappresenta una voce stonata di un coro unanime (anche se improduttivo) che da tempo disquisisce sull’importanza di ridurre al più presto il carico fiscale: da Padoan a Delrio, da Renzi a Morando, dalla Corte de Conti all’Istat, dalla Cgia al neodirettore dell’Agenzia delle Entrate, solo per citarne alcune, di queste voci.

Ma, entrando nel merito della proposizione della Cannata, è davvero così?

A giudicare dagli ultimi dati, direi proprio di no. Nell’ultimo rapporto Eurostat, l’Italia si colloca di quasi cinque punti sopra la media Ue con un carico fiscale del 44%. Siamo sopra la media dell’Europa a 28, che viaggia al 39,4 per cento. Siamo sopra la media della zona euro, che si attesta al 40,4%. Peggio di noi fanno solo il Belgio (45,4%), la Danimarca (48,1%), la Francia (45%), la Finlandia (44,1%) e la Svezia (44,2%): tutti paesi che hanno un sistema di assistenza sociale migliore del nostro e un livello di evasione – nonché di economia sommersa – minore del nostro. Scorrendo la graduatoria si evince invece che la Spagna è al 32,5%, la Germania è al 39,1%, l’Olanda al 39%, la Polonia al 32,5%, la Gran Bretagna al 35,4%. La Lituania al 27,2%, Bulgaria e Lettonia al 27,9%, Romania e Slovacchia 28,3% e Irlanda, al 28,7%. Sicuro che non siamo poi così distanti dagli altri paesi Ue?

Se poi nel dettaglio vogliamo parlare delle tasse pagate dalle aziende sul gettito fiscale totale, secondo gli ultimi dati della Cgia di Mestre ecco che l’Italia è al secondo posto con il 16%. Primo è il Lussemburgo con il 17%. L’Irlanda è al 12,3%, la Germania all’11,6%, il Regno Unito all’11,2%, la Francia al 10,3%. Mentre la media dell’Ue a 15 è pari all’11,3%. Sicuro che non siamo poi così distanti dagli altri paesi Ue?

E se poi volessimo fare i catastrofisti (o i realisti) e citassimo gli ultimi calcoli dell’Ufficio studi di Confcommercio, ecco che scopriremmo che il peso del fisco in Italia è pari al 53,2% del Pil, al netto dell’economia sommersa che è intorno al 17,3%. E ci accorgeremmo che siamo superiori persino a Paesi che hanno una forte pressione fiscale, come Danimarca (51,3%) e Francia (49,5%). A livelli molto più bassi si collocano la Gran Bretagna (40%), la Spagna (37,6%), l’Irlanda (32,5%).

“Si parla molto della pressione fiscale dell’Italia. Sicuramente è elevata, ma non così distante dalla media di altri paesi”.

Ma la Cannata è ancora convinta di questa affermazione?

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