Non è un paese per sbirri
Vengono ricordati solo quando vengono ammazzati. O quando commettono dei soprusi. Per il resto le forze dell’ordine non esistono. Anzi, peggio ancora, lavorano rischiando la vita ogni giorno. L’Italia non è un paese per sbirri. Diciamocelo una volta per tutte. Il rispetto per la divisa è un sentimento che va e viene come una bandiera sballottata dal vento. Per questo non esiste mai una via di mezzo. Ci sarà sempre qualcuno pronto a difenderli ciecamente a spada tratta e ci sarà sempre qualcuno pronto a puntare il dito contro un’intera categoria. Il caso Cucchi è l’emblema dello status quo. Un deprecabile caso che avrebbe potuto e dovuto essere chiuso nel giro di 24 ore (con l’individuazione dei responsabili e la loro punizione ed esclusione dall’Arma) e che invece ha visto uno spiraglio di luce solo alla fine di un tunnel durato dieci anni. Alimentando così un disprezzo generalizzato verso il corpo militare ed esacerbando gli animi dei difensori dello stesso corpo. Come un elastico tirato da entrambe le parti, gli estremi si sono allargati e allontanati sempre di più.
In medio stat virtus, dicevano i latini. Invece nel mezzo non ci sta niente. Non ci sta quello che ci dovrebbe stare e che sarebbe normale che ci fosse, cioè il normale rispetto e la sana fiducia nei confronti dell forze dell’ordine. E non ci sta perché le persone che dovrebbero garantire la nostra sicurezza vengono considerate soltanto quando realmente abbiamo bisogno di loro. E siamo pronti pure a lamentarci del fatto che non abbiano risolto la situazione o che siano arrivati troppo tardi. Questo quando si trovano di fronte persone normali. Altrimenti sono solo sbirri, guardie contro cui ingaggiare battaglie fuori dagli stadi di calcio, a cui sputare, contro cui rivolgere insulti, lanciare sassi, bulloni, pietre, fumogeni, bombe carta, a cui sparare, da uccidere. Andate a chiederlo a quei poveri cristi che per mesi al freddo e al gelo a Chiomonte erano semplicemente dei bersagli dei violenti dei No Tav. Svolgevano semplicemente il loro dovere. Per una paga risibile. Andate a chiederlo a quelli che devono combattere con uniformi desuete e attrezzature inadeguate, che sono costretti a mangiare sugli scudi, ma che nonostante tutti ogni giorno sono lì a proteggerci. Tutte cose che stanno in mezzo. Nel silenzio. Nell’indifferenza. Sono sbirri e basta. Sinonimo di spia. Allarmi da segnalare a chi ti viene incontro in auto se si sorpassa indenni un posto di blocco. Guastafeste quando vogliono interrompere un’occupazione in una scuola, quando in realtà applicano solo la legge e l’illegalità sta proprio nell’occupazione. O quando effettuano uno sgombero. Piedipiatti rompipalle quando ti beccano senza casco o ti multano: perché sono loro a violare il tuo codice della strada e non sei tu a farlo. L’Italia non è un paese per sbirri. E neanche per le regole e per la legge. Ma nonostante questo, loro, carabinieri e polizia, saranno sempre lì in prima fila a prendersi sputi, insulti, sassi, bulloni, pietre, fumogeni, bombe carta, pallottole. A morire. Nel mezzo del silenzio.