Il livello della sconfitta dei Labour nel Regno Unito è fuori dal comune. Il partito del rosso Jeremy Corbyn non perdeva così male dal lontano 1935. Una disfatta totale di un partito che è passato dai fasti del New Labour di Tony Blair alle proposte socialiste, collettiviste e di rapina sociale portate avanti da Corbyn. Non è un caso che questo Labour abbia avuto l’endorsement da parte di Alexandria Ocasio Cortez, la socialista più famosa d’Oltreoceano. E, qui lo dico e qui lo nego, non mi stupirei se i democratici americani, spostatisi apertamente su posizioni socialiste, prendano una bella tranvata sulla scia dell’esempio dei compagni britannici.

L’analisi del voto, quando si vota in collegi uninominali a turno unico, è facile ed impietosa: nei collegi elettorali del Nord dell’Inghilterra, storicamente centri industriali e roccaforti del voto operaio, i Tories hanno sfondato la breccia Labour. Esempi sono il collegio di Blyth Valley, Sedgefield (dove veniva eletto Tony Blair) e Workington (in mano ai labour da 100 anni).

Nei paesi sviluppati, ormai, il flusso del voto della working class in uscita dai partiti socialdemocratici verso la destra è realtà consolidata. I partiti di sinistra, troppo presi nel tentare di cambiare il clima e dall’ansia da diritto civile, si sono dimenticati che la loro stessa ex base elettorale voleva solo due cose: lavoro e sicurezza. Con i Friday for Future, ahimè, non si mangia e non si mandano i figli all’università.

 

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