Quando la politica non sa più dove tagliare per raccattare qualche risorsa, solitamente il bersaglio più facile è il budget della difesa, poiché e facilissimo farlo digerire all’opinione pubblica. La difesa però non è solo guerra, non sono solo missioni, ma è anche industria ad altissimo valore aggiunto, il cui spillover tecnologico fa spesso fanno partire nuove industrie nel civile (pensiamo ad Internet o al GPS). Ho chiesto all’Onorevole Toccalini di darci un vademecum su come convincere la sinistra che tagliare la difesa vuol dire tagliare il futuro.

Ecco la su risposta:
L’industria della difesa italiana rappresenta uno dei comparti industriali più importanti del paese, collocandosi nei top dieci mondiali tra i produttori di sistemi d’arma complessi e tra i primi esportatori. Questo settore rappresenta uno dei comparti industriali più cruciali per il sistema paese in termini di vendite, occupazione, ricadute tecnologiche, ma anche per quanto riguarda la sua rilevanza strategica. Tagliare contributi importanti di budget statale (tipico anche di una certa ideologia di sinistra) a questo reparto così rilevante per noi rappresenterebbe un duro contraccolpo sia a livello occupazionale ma soprattutto a livello di sviluppo tecnologico e quindi anche di attrattività e immagine che si ha del nostro paese nel mondo. Come ci insegna la storia, grazie soprattutto ai finanziamenti per la ricerca tecnologica in campo militare abbiamo avuto ora quel che tutti conosciamo cioè invenzioni che usiamo in maniera assidua in ogni momento della nostra vita e senza la quale sarebbe tutto molto diverso.
Proprio recentemente ho presentato un ordine del giorno al Decreto Fiscale, approvato dal Governo, per prevedere uno strumento legislativo pluriennale per dare certezze alle nostre imprese del settore.

La sfida dei prossimi anni sarà sicuramente nel campo dell’intelligenza artificiale. Ricordo bene le parole del Presidente russo Vladimir Putin, che sicuramente ingenuo non è ed ha una profonda esperienza su come funziona il globo: “Chi svilupperà la migliore intelligenza artificiale, diventerà il padrone del mondo”. Ecco, quindi veder tagliata spesa così cruciale e di primaria importanza per il futuro sviluppo industriale del nostro paese fa sicuramente suonare un campanello d’allarme che tutti i decisori politici devono ben comprendere. Concludendo, vorrei ricordare che tagliando la spesa per la ricerca militare ahimè potremmo assistere ad una fuga dei nostri grandi cervelli all’estero per fare appunto quel tipo di attività.
Si fa un gran parlare di integrazione militare tra i paesi europei. Ho chiesto a Toccalini  quali sono i limiti, ma anche le possibilittà, sia da un punto di vista industriale che politico.

Ecco la sua risposta:
I molti progetti che circolano a Bruxelles per il “nuovo esercito europeo” mancano di una prospettiva nucleare e batteriologica-chimica, senza la quale un eventuale Forza Armata Unita dell’Europa, dopo l’uscita di una potenza nucleare come la Gran Bretagna dall’UE, sarebbe strategicamente parlando poco incisiva.
Peraltro, il probabile rallentamento dell’interesse USA per la difesa europea, unito ad una possibile serie di tensioni con la Federazione Russa, rende necessario ripensare l’arsenale nucleare europeo e l’intera dottrina della difesa della penisola eurasiatica. Essendo dunque Parigi l’unica potenza nucleare europea nel post Brexit questo potrebbe trasformare l’Esagono nel vero dominus della politica militare (ed industriale) europea.
Il sistema nucleare francese è estremamente sofisticato e tecnologico, a livello d’intelligence abbiamo un Servizio che è compatto per difendere i propri interessi sia a livello militare sia a livello economico. La vera domanda da porsi è questa: la Francia vuole mettere in comune il proprio arsenale nucleare con gli altri paesi europei e soprattutto in caso di creazione di un ombrello N franco-europeo se dovesse avvenire un attacco da una potenza extra europea nel fianco est europeo, Parigi riterrà utile di intervenire? Come funzionerà il decision-making europeo per attuare una risposta rapida e concreta? Altro punto da non dimenticare e di grande importanza quanto la questione tecnologica è capire che tipo di vettore viene usato per il trasporto dell’arsenale N.
Proprio in questi ultimi giorni circola l’idea, su proposta di Francia e Germania, di un Consiglio di Sicurezza europeo. In sostanza questo progetto ambisce a creare una nuova struttura con alcuni selezionati paesi europei (tra cui forse anche il Regno Unito) per affrontare le più delicate sfide strategiche, ma però non c’è ancora una visione chiara e pubblica di questo progetto, che rimane ancora molto vago e destinato forse a rimanere sulla carta.
Per quanto riguarda i punti a favore di una integrazione militare (seria) tra i paesi europei sicuramente il punto principale è che il continente europeo può ambire a diventare un importante attore a livello mondiale e “giocare” nel club delle superpotenze quali USA, Cina e in parte Federazione Russa. I punti a negativi però se li guardiamo da un punto di vista dell’interesse nazionale italiano sono molteplici e devono aprire una profonda riflessione tra i nostri decisori politici. Il primo è di livello politico-strategico: in caso di difesa comune come detto in precedenza potrebbe vincere lo stato più potente e che ha l’arsenale N. Quindi facciamo un esempio pratico: nella guerra libica, l’Europa e quindi il suo esercito che tipo di posizione porterà avanti? Quella italiana (e dell’ONU) cioè con Misurata e Tripoli o quella francese che è ufficialmente è con noi ma ufficiosamente, e sul campo, ha un debole per Haftar? Chi riuscirà ad influenzare le istituzioni Europe: la Francia, un paese con seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell’ONU e unica nazione nel post Brexit con arsenale nucleare o l’Italia? Non possiamo assolutamente subire questa scelta disastrosa per uno dei nostri interessi strategicamente parlando vitali quale il nostro vero confine sud cioè la Libia.
Il secondo, che lascia anche delle forti incognite è a livello industriale. Bisogna attentamente monitorare sia le possibili operazioni di M&A societarie a livello europeo riguardo il comparto della difesa (vedi il caso Fincantieri – Naval Group o le voci di un possibile matrimonio tra Thales e la nostra Leonardo) e sia il budget europeo 2021-2027 riguardo i fondi destinati all’industria militare ed evitare che la nostra industria esca pesantemente danneggiata.

 

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