Ora tutti vogliono il GAS!
In inglese c’è un modo di dire che è stupendo, “when the shit hit the fan”, che tradotto letteralmente vuol dire “quando gli escrementi colpiscono il ventilatore” e che si adatta perfettamente alla realtà di oggi. Quando gli “escrementi colpiscono il ventilatore”, in senso figurato vuol dire che le cose iniziano a mettersi molto male, e che la gente e le classi dirigenti iniziano ad avere seriamente paura.
Di cosa stiamo parlando? Ovviamente avete letto il titolo e parliamo del gas e degli idrocarburi. Abbiamo passato anni dietro ai deliri di Greta Thunberg, pensando che in 30 anni potessimo seriamente arrivare a zero emissioni di CO2 nell’UE. E invece non sarà così. E’ bastata una guerra regionale e la necessità per i paesi europei di affrancarsi dal gas russo per rimettere sul tavolo la questione dei combustibili fossili e levare tutto il rumore di fondo delle rinnovabili.
Ora i leader europei stanno tentando in tutti i modi di dire che l’unico vero modo per raggiungere l’autonomia energetica dalla Russia è quello di investire massicciamente sulle rinnovabili. Gli strateghi della comunicazione ci stanno provando a deviare l’attenzione, nel non dire ciò che ormai è chiaro a tutti: i leader politici sono disperati, e faranno di tutto per non fa finire i propri cittadini al freddo il prossimo inverno.
Nonostante gli spin doctor stiano tentando di deviare il discorso, ormai non si parla che di nuovi gasdotti, di nucleare, di rigassificatori, di GNL e di navi metaniere. I leader politici che per anni hanno imbambolato ed imbonito i cittadini con le balle sul futuro 100% green ora li trovi a fare gli alfieri del gas algerino. E’ tutto vero, non viviamo in una realtà parallela.
Ma gli imbonitori e i saltimbanchi gretini non possono passarla così liscia, ed infatti serve una totale abiura delle stupidaggini dette in passato ed impegni precisi e realistici per il futuro. Punto primo, le elite gretine devono ammettere che rendere il climate change il problema del millennio, con seguente impegno e drenaggio di miliardi di soldi pubblici e privati, è stato un grande sbaglio. E’ stato altresì uno sbaglio quello di correre dietro le follie e le manie di protagonismo di una ragazzina di 16 anni. Punto secondo, ammettere che oggigiorno il tema del climate change deve lentamente scomparire dalle agende dei governi. Bisogna con assoluta chiarezza che il climate change ora non è e non può essere al centro delle agende dei governi occidentali. Punto terzo, bisogna riconoscere che si sono deviate ingenti risorse inutilmente, e che nonostante i miliardi deviati e scialacquati gli obiettivi di neutralità carbonica non sarebbero mai stati raggiunti. Ammettere di aver sbagliato in primis e poi chiudere i rubinetti. Da qui anche la necessità impellente di rivedere il Recovery Fund, già nato morto. Punto quarto, investire su nuovi progetti fossili e nucleare di ultima generazione, e soprattutto garantire la stabilità politica dei nuovi fornitori principali di gas, Nord Africa e regione caucasica. Sono entrambe regioni fortemente instabili, e delle fibrillazioni potrebbero definitivamente compromettere la nostra politica energetica. Punto quinto, e ultimo, iniziare ad usare le nostre fonti di energia, e qui mi riferisco in particolar modo all’Italia.
Ci è voluta una guerra per far capire ai “politici” europei che bisognava dire basta a vendere sogni e fantasie.