Le faglie ideologiche tra Kamala Harris e Donald Trump sono ovviamente profonde, e questo poi si ripercuoterà anche sulle future politiche pubbliche che i due candidati metteranno in campo in caso di vittoria alle elezioni di Novembre. Una su tutte però merita una particolare attenzione: l’approccio alle politiche energetiche. L’energia, e soprattutto l’approccio nei confronti del cosiddetto Green Deal – che tradurremo come “ambientalismo talebano” – è stato il campo dove il Presidente Biden, appena eletto, prese subito le distanze da Donald Trump. Ricorderanno certamente i lettori come Biden, come primo atto politico della sua presidenza, ad inizio 2021 stoppò la costruzione della Keystone XL Pipeline, che avrebbe dovuto trasportare petrolio dalla provincia canadese dell’Alberta fino alle raffinerie statunitensi in Illinois e Texas, nonché nei depositi petroliferi di Cushing, in Oklahoma. La sua lunghezza sarebbe dovuta essere di 1900 km, fino al Nebraska, dove poi si sarebbe ricongiunto con il sistema delle tubature già esistenti. Il Keystone XL rappresenta in maniera plastica la divisione ideologica tra i repubblicani e i democratici sulle politiche energetiche, avendo avuto un vissuto alquanto turbolento: nel 2015 Obama lo stoppò, nel 2017 Trump fece riprendere i lavori e nel 2021 Biden ha messo la parola fine, almeno per ora. L’amministrazione Biden, attraverso l’Inflation Reduction Act del 2022, ha messo in campo ben 400 miliardi per la lotta contro le emissioni carboniche. Una politica sussidiaria colossale, che per la metà va a finanziare solo sette dei 50 stati, guarda caso tutti swing states, tra cui anche la Pennsylvania, dove la campagna si svolge letteralmente di città in città. La politica Dem su energia e clima è chiara, con un approccio interventista e destinato al sicuro fallimento, sulla stessa scia del Recovery Fund europeo. Il piano repubblicano è altrettanto chiaro: stop agli incentivi green, con un ritorno alla leadership americana nel campo del fossile, sia petrolio che gas naturale. In particolare, Trump semplificherebbe i permessi per nuove trivellazioni petrolifere e gasifere, uscirebbe unilateralmente dagli Accordi di Parigi, e soprattutto garantirebbe l’espansione della produzione nucleare, che trova anche gli elettori democratici profondamente d’accordo. Insomma, una decisiva svolta ad U che potrebbe anche riverberarsi, positivamente, sull’Unione Europea, dove l’agenda Green subisce contraccolpi importanti, soprattutto sul versante dell’industria automotive, soprattutto tedesca. Let’s wait and see.

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