Oggi, speciale intervista all’On. Giorgia Latini, segretario della Lega Marche e vicepresidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

Si dice che in Italia c’è un problema nel basso numero di laureati. Forse però c’è anche un problema di diplomati in discipline tecniche? E’ così? Se sì, quali sono le cause, pur in presenza di dati sull’occupazione molto ottimistici? 

L’Italia produce pochi laureati. È un problema strutturale ormai da decenni. Il basso numero di diplomati negli istituti tecnici e professionali ha diverse cause: la mancata corrispondenza tra la domanda del mondo produttivo e le competenze offerte dalla scuola, l’orientamento dei diplomati su settori dove la richiesta di manodopera è spesso già soddisfatta, la qualità della formazione del personale scolastico.

Come vicepresidente della commissione cultura alla Camera, cosa si è fatto per aumentare il numero di diplomati in discipline tecniche, provenienti da istituti tecnici e professionali? 

Giovani formati adeguatamente sono un asset strategico per la crescita delle Marche e del Paese ed è ferma intenzione della Lega favorire e supportare il confronto tra Istituzioni e Imprese per coglierne le potenzialità. Con il ministro Valditara abbiamo preparato la riforma dell’istruzione tecnico-professionale che farà nascere la nuova filiera formativa tecnologico-professionale destinata a coinvolgere, in un’ottica di campus, istituti tecnici, istituti professionali statali, percorsi Ifts, IeFp regionale e Its Academy. Percorsi quadriennali con rilancio della sperimentazione delle superiori in 4 anni mai realmente decollata, con meno di 300 scuole finora interessate a livello nazionale. Rafforzamento delle materie di base, in particolare italiano e matematica. Apprendistato formativo e alternanza scuola lavoro fino a 400 ore nel triennio. Ampliamento dell’offerta didattica, soprattutto laboratoriale, con docenze di esperti provenienti dal mondo produttivo e professionale. Spinta all’internazionalizzazione con più scambi internazionali, visite e soggiorni di studio, stage all’estero. Sono i 5 punti cardine della riforma che partirà in via sperimentale dal 2024-‘25 e potrà coinvolgere fino ad un massimo del 30% degli istituti tecnici e professionali delle Marche. Il governo si sta impegnando molto. La riforma del ministro Valditara vuole invertire la prospettiva e dare sviluppo agli istituti tecnico-professionali. Sarà una rivoluzione, ma con un traguardo preciso: la scuola deve mettere al centro lo studente ed esaltare il potenziale dei giovani. Sono stata relatrice della proposta di legge sulle competenze non cognitive. Siamo di fronte a un passo importante per il sistema educativo italiano. Le competenze non cognitive sono fondamentali: fanno sì che i ragazzi possano avere un approccio diverso, possano sviluppare i loro talenti.

Un rilancio degli istituti tecnici e professionali non può che far bene alle Marche, regione manifatturiera per eccellenza. Quali sono al momento le figure che mancano nelle Marche? Quali sono i vantaggi di un maggior numero di diplomati tecnico-professionali per le Marche? 

Nelle Marche le aziende faticano a selezionare operai specializzati ma anche dirigenti, professioni con elevata specializzazione e tecnici. È complicato reperire soprattutto figure come i meccanici artigianali, manutentori di macchine: la difficoltà di reperimento sfiora i quattro casi su cinque. E c’è necessità di manodopera qualificata del comparto moda e calzature, a dimostrazione della vivacità del settore. Oggi gli istituti tecnici offrono una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico, ma non basta. Con la riforma del ministro Valditara sarà data nuova linfa alla filiera formativa per colmare il divario tra le competenze acquisite e quelle richieste dal mercato del lavoro. Il mondo va verso una maggior specializzazione: gli studenti devono essere pronti alle esigenze. Il modello di questa nuova filiera sarà il campus che, a livello di singoli territori o distretti produttivi, potrà offrire agli studenti più percorsi di studio che saranno dettagliati con successivi decreti ministeriali. La formazione di base sarà di 4 anni ma con l’obbligo di raggiungere gli obiettivi di apprendimento e le competenze previste dal profilo in uscita del quinto anno di corso. Attraverso accordi tra Regione ed Ufficio Scolastico Regionale possono nascere campus dove aggregare tutte le scuole tecniche e professionali del territorio per dar vita a poli formativi legati ad esigenze specifiche. Chi esce da un percorso IeFp regionale potrà iscriversi ad un Its Academy dopo una prova predisposta da Invalsi.

 

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