trump

Donald Trump è il prossimo candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti d’America, la notizia lascia basito e spaesato il cittadino italiano medio che, informatosi sui principali mezzi di comunicazione del nostro paese, ha etichettato Trump come un buffo milionario con il vezzo della politica, un  populista con posizioni razziste. Perché il ritratto che i principali media italiani hanno realizzato di Trump è proprio questo: una macchietta avvezza alle gaffe e alle citazioni xenofobe.

Così, invece di indagare e cercare di approfondire le reali motivazioni che hanno portato milioni di americani a scegliere Trump per la corsa alle presidenziali, si è preferito offrire agli italiani un’immagine parziale, molto spesso distorta e certamente frammentaria. Il nostro giornalismo ha perso così ancora una volta l’occasione di uscire dal proprio provincialismo e all’approfondimento, all’inchiesta, all’analisi delle cause ha preferito la strada più semplice, ragionando per categorie e luoghi comuni.

A rimetterci è stato solo il lettore italiano che, se si eccettuano limitate voci ed articoli, è stato costretto a subire una lettura semplicistica, se non errata, del fenomeno Trump.

Tutto ciò avviene poche settimane dopo l’uscita nelle sale italiane del film Il caso spotlight che ben sintetizza quale dovrebbe essere il ruolo del giornalista.

Vedendolo mi è rimasta impressa la scena in cui il neoassunto direttore si reca dall’editore per chiedere il placet per avviare l’inchiesta e portare in tribunale la Chiesa . “La maggior parte dei nostri abbonati è di fede cattolica” risponde l’editore, eppure non pone nessun veto al lavoro del suo direttore. Immaginate una scena del genere in un giornale italiano, sarebbe stata impossibile.

Il nostro giornalismo deve ritrovare la capacità di fare inchiesta, di approfondire i fenomeni sociali, di andare a fondo nella ricerca delle notizie. Eppure, per trovare giusti riferimenti, non è necessario cercare chissà dove: “chi di voi vorrà fare il giornalista, si ricordi di scegliere il proprio padrone: il lettore” disse il 12 maggio 1997 in una lezione di giornalismo all’Università di Torino Indro Montanelli, basterebbe ripartire da qui.

@francescogiub

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