Guaidó presidente
In questi giorni ho riflettuto a lungo se prendere o meno una posizione su quanto sta avvenendo in Venezuela perché è sempre complicato esprimere giudizi con cognizione di causa su temi di politica estera molto delicati e per giunta su paesi a decine di migliaia di chilometri dall’Italia.
Dopo una lunga riflessione, cercando di comprendere al meglio quanto sta avvenendo in Venezuela e ascoltando le testimonianze di chi sta vivendo questi giorni drammatici in prima persona, ho deciso di manifestare la mia posizione sull’argomento e di impegnarmi per sostenerla attraverso il movimento Nazione Futura.
Il motivo di tanta titubanza nell’esprimermi è legato al forte legame personale che ho con il Venezuela; negli anni Cinquanta mio nonno Leopoldo partì dall’Italia per emigrare a Caracas dove iniziò a lavorare, poco tempo dopo lo raggiunse mia nonna e in Venezuela sono nati e hanno trascorso la propria adolescenza mia mamma e mio zio studiando nella scuola italiana di Caracas, il Colegio Agustín Codazzi. Negli anni Settanta mio nonno decise di ritornare in Italia ma la mia famiglia ha continuato a mantenere costanti e pressoché quotidiani contatti con la comunità italiana in Venezuela.
Negli anni Cinquanta il Venezuela era un paese in forte espansione, grazie alla vendita del petrolio le condizioni di vita del popolo venezuelano miglioravano costantemente e la nazione sudamericana rappresentava una terra ricca di opportunità anche per tanti emigrati italiani come mio nonno.
Negli ultimi vent’anni le condizioni di vita in Venezuela sono progressivamente peggiorate con una recente drammatica accelerazione. In questi mesi le testimonianze degli amici di famiglia che vivono a Caracas sono state sconcertanti: supermercati vuoti e privi dei beni di prima necessità, mancanza di farmaci, ospedali al collasso, criminalità talmente alta che, uscendo la sera a Caracas anche in quartieri fino a qualche anno fa considerati sicuri, si rischiava di mettere a repentaglio la propria incolumità. Non si tratta di racconti letti sui giornali o reportage prodotti da terzi ma testimonianze dirette di persone cresciute con mia mamma, semplici cittadini estranei a logiche politiche che hanno visto il loro paese sprofondare nel baratro.
Da quando Maduro è al potere, oltre a mancare le piccole cose che noi europei diamo per scontate, i venezuelani sono stati privati del dono più grande di ogni persona: la libertà. In parallelo alla crescita della povertà e della corruzione, nel paese sono diminuiti i diritti, le elezioni sono state caratterizzate da brogli e intimidazioni, sono stati torturati migliaia di cittadini contrari al presidente che ha progressivamente trasformato il Venezuela in un regime.
In questo quadro devastante una categoria di venezuelani ha migliorato in modo esponenziale la propria condizione: i militari. Maduro si è assicurato la fedeltà delle forze armate grazie a laute concessioni che gli hanno permesso di esercitare il potere in modo tutt’altro che democratico, ed è proprio il suo controllo delle forze armate che rende pressoché impossibile un cambiamento interno di governo in Venezuela constatata l’irregolarità delle elezioni.
L’unica opportunità per cambiare governo in Venezuela è la nomina di un presidente appoggiato dalla comunità internazionale che traghetti la nazione a vere elezioni in cui il popolo venezuelano possa esprimersi democraticamente. Senza un appoggio della comunità internazionale non sarebbe possibile compiere questo passaggio. Se l’autodeterminazione dei popoli e la sovranità popolare sono concetti insindacabili e l’intromissione di nazioni straniere nella politica interna di uno Stato in linea di principio andrebbe evitata, questa regola viene meno nel momento in cui un governo affama il proprio popolo, lo priva dei diritti, forza il processo democratico, è artefice di torture e sopprime il dissenso come avvenuto in Venezuela. In questo caso chi governa va contro le esigenze del popolo ed è dovere della comunità internazionale cercare di ristabilire condizioni di vita accettabili per i cittadini.
Per giunta Guaidó ricopre il ruolo di presidente dell’Assemblea nazionale e, secondo l’articolo 232 della Costituzione venezuelana, il Presidente della Repubblica (Maduro) “è obbligato ad operare per la garanzia dei diritti e delle libertà dei cittadini venezuelani” cosa che non ha fatto negli ultimi anni contravvenendo al proprio ruolo. Per questo motivo, come recita l’articolo 233:
“quando si realizza una causa di impedimento permanente del Presidente eletto prima che questi abbia preso possesso dell’incarico, si procede ad una nuova elezione a suffragio universale, diretto e segreto entro i trenta giorni consecutivi seguenti. Mentre si procede all’elezione ed in attesa della presa di possesso dell’incarico del nuovo Presidente, il Presidente dell’Assemblea Nazionale svolge funzioni di Presidente della Repubblica”. Perciò anche giuridicamente Guaidó potrebbe aspirare al ruolo di Presidente della Repubblica in attesa di nuove elezioni.
Per tutti questi motivi ritengo che il riconoscimento di Juan Guaidó a presidente ad interim del Venezuela sia l’unica soluzione possibile per traghettare il paese a elezioni libere e sia necessario che anche l’Italia, così come altre nazioni europee, si schieri a favore di questa soluzione.
Per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana su quanto sta avvenendo in Venezuela e superare l’opposizione della componente del Movimento Cinque Stelle nel governo al riconoscimento di Juan Guaidó a presidente del Venezuela, Nazione Futura lancia il Comitato per Guaidó presidente a cui è possibile aderire scrivendo a: info@nazionefutura.it
Nelle prossime settimane organizzeremo eventi e iniziative per un Venezuela finalmente libero.
www.guaidopresidente.it