conservatori 

Ieri a Roma Fratelli d’Italia è ufficialmente entrata a far parte del Partito dei Conservatori Europei (ACRE) siglando l’inizio di un percorso politico all’interno del mondo conservatore, d’altro canto già lo scorso settembre ad Atreju Giorgia Meloni aveva affermato che “l’Italia ha bisogno di un grande partito conservatore e sovranista”. Regista dell’accordo è stato Raffaele Fitto che con il suo partito Direzione Italia ha di recente stretto un patto federativo con FdI.

L’utilizzo del termine conservatore – e di tutto l’insieme di valori legati a quest’area di pensiero – nel dibattito politico italiano non può che essere accolto positivamente. Per troppo tempo nel nostro paese, a differenza di altre nazioni europee, definirsi conservatori – paradossalmente anche a destra – significava non essere visti di buon occhio dalla maggioranza dell’opinione pubblica, “cosa c’è da conservare in Italia? Bisognerebbe cambiare tuto” è il comune sentire, d’altro canto già Leo Longanesi affermava: “sono conservatore in un paese in cui non c’è niente da conservare”.

Al contrario, in un momento storico in cui le tradizionali categorie che hanno definito il panorama politico italiano negli ultimi anni stentano a identificare l’attuale scenario politico e in cui viene messa in discussione l’alleanza di centrodestra come l’abbiamo conosciuta dal 1994 in poi, l’utilizzo di una categoria politica relativamente nuova per il contesto italiano ma con una secolare storia alle spalle come il conservatorismo, è una scelta non solo coraggiosa ma che colma un vuoto politico.

Se in politica il conservatorismo nel nostro paese ha avuto difficoltà a trovare spazio, lo stesso non si può dire a livello culturale dove nel Novecento si è costituita una cultura conservatrice di primissimo livello con autori, pensatori, filosofi, intellettuale che hanno costituito l’ossatura metapolitica in attesa solo di essere capitalizzata con scelte politiche lungimiranti.

Lo spazio per creare un progetto politico duratura di carattere conservatore esiste e va colmato a partire dalle elezioni europee in cui è necessario dar vita a un’altra Europa, a “un’Europa in cui possiamo credere” parafrasando il titolo del manifesto firmato da vari intellettuali europei tra cui Roger Scruton che dovrebbe essere alla base del programma dei conservatori.

Se il progetto politico della Meloni saprà dotarsi di questo retroterra culturale, costruire una progettualità che vada oltre le elezioni europee a prescindere da quello che sarà il risultato, nei prossimi mesi e anni si apriranno scenari più che favorevoli per i conservatori italiani.

La vera sfida sarà quella di costituire un grande polo conservatore che unisca Fratelli d’Italia, Lega, la componente più conservatrice di Forza Italia e che sia in grado di raccogliere associazioni, liste civiche, membri della società civile che si riconoscono in un comune sentire ma che ad oggi preferiscono non impegnarsi in politica per la mancanza di un progetto che li rappresenti e che potrebbe trovare il suo sbocco naturale in una grande alleanza basata sui valori del conservatorismo.

Francesco Giubilei

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