Quale rapporto tra sovranismo e cattolicesimo? Serve un dibattito dopo il gesto di Papa Francesco
I contorni ideologici del sovranismo sono ancora molto vaghi e liquidi, all’interno di questa definizione convivono anime molto diverse tra loro e posizioni talvolta antitetiche. A differenza delle tradizionali categorie politiche come il socialismo, il conservatorismo e il liberalismo che, pur con sfumature di pensiero, si sviluppano all’interno di confini ben definiti, il recinto di pensiero del sovranismo è ad oggi tutt’altro che chiaro.
Così, se la tutela degli interessi nazionali accomuna tutti i sovranisti, già quando si parla di Unione Europea e di euro le posizioni divergono. Ci sono i più intransigenti che vorrebbero un’uscita immediata dall’Ue e un ritorno alla lira, i più riflessivi che chiedono una revisione dell’attuale Unione Europea e poi c’è chi preferisce non prendere posizione. Tutti in ogni caso concordano sulla necessità di contrastare il duopolio franco-tedesco.
Quando però si affrontano questioni come i temi etici o la religione, le posizioni dei sovranisti diventano confuse. Partendo dal presupposto che un elemento cardine del sovranismo è la tutela dell’identità, il riconoscimento delle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa è un tema condiviso da tutti ma in modo diverso. Se il conservatore europeo è per definizione cristiano e il conservatore italiano cattolico, un sovranista può non essere credente. A onor del vero, anche in seno al conservatorismo esistono i cosiddetti ateisti cristiani o cristianisti che, pur non essendo fedeli, condividono la necessità di tutelare la tradizione cristiana della civiltà occidentale. Tali pensatori sostengono l’importanza dei valori cristiani come base del mondo occidentale in un momento storico in cui si assiste a una secolarizzazione sempre più marcata e all’espansione dell’Islam. La tutela del cristianesimo si coniuga con il conservatorismo grazie alla consapevolezza che il venir meno dei valori cristiani provocherebbe la scomparsa della tradizionale civiltà occidentale. Tra i cristianisti si può annoverare Oriana Fallaci – che si definiva “atea cristiana” – e Charles Maurras che si considerava un athée catolique ed è stato anticipatore delle tendenze cristianiste. Non a caso Oriana Fallaci è una delle figure più citate nel pantheon dei riferimenti culturali dei sovranisti e lo stesso Matteo Salvini la considera la sua autrice di riferimento.
I frequenti riferimenti di Salvini alla Madonna, al rosario e alla religione, farebbero pensare a un sovranismo di stampo cattolico ma, se si approfondiscono le posizioni sul tema tra gli elettori della Lega (e in piccola parte di Fratelli d’Italia che ha un elettorato più tradizionalmente di destra), emerge un approccio alla religione con posizioni tra loro molto diverse. Ciò è emerso in particolare in occasione della reazione di Papa Francesco nei confronti della fedele che lo ha strattonato in Piazza San Pietro con una spaccatura i sovranisti anche nel mondo intellettuale, culturale e giornalistico. Partendo dal presupposto che è comune la critica a determinate posizioni assunte dal pontefice sull’immigrazione, ad alcune intromissioni nella politica italiana e a una linea troppo spesso mondialista e globalista, differenti sono le modalità nel mettere in discussione determinate affermazioni o gesti del papa. Come riporta Marco Gervasoni sul sito di Nicola Porro: “è Bergoglio il vero leader globale, l’unico che possa tenergli testa è Trump. Con quella mossa ha perfino diviso noi del blocco liberal nazional conservatore, quelli chiamati sovranisti che, pur venendo da storie e da biografie diversissime, e pur avendo in comune sempre una certa vocazione anarcoide, in genere siamo compatti come una falange romana. E invece qui Maria Giovanna Maglie ha preso una posizione, Daniele Capezzone un’altra, Francesco Giubilei un’altra (cito loro, in quanto amici), e io un’altra ancora”.
Il sovranismo dovrebbe affrancarsi dalle derive populiste (nell’accezione negativa del termine) per abbracciare una linea più rassicurante, istituzionale e che intercetti il consenso di anime e settori come il mondo imprenditoriale o la classe media. In tal senso ben venga una critica ragionata, pacata e razionale alle posizioni del papa ma non si può eccedere in attacchi irrispettosi della figura del pontefice in quanto tale. Può non piacere Bergoglio (e da un punto di vista teologico le sue posizioni sono in larga parte da contrastare) ma va rispettato per il ruolo che ricopre. Se si sostiene la difesa delle radici cristiane e della religione cattolica, poi non ci si può lasciare andare ad insulti e mancanze di rispetto nei confronti del Papa che – nonostante alcune dichiarazioni più che discutibili – non è un politico. Si dirà: è lo stesso Bergoglio che interviene nel dibattito politico italiano con dichiarazioni come quella rilasciata a “La Stampa” in cui afferma “il sovranismo mi spaventa, porta alle guerre” ma ciò non può giustificare virulente reazioni o prese di posizione becere e fuori luogo. Se discutere le posizioni del Santo Padre è non solo necessario ma anche doveroso da parte dei sovranisti, bisogna farlo nel campo delle idee e dei contenuti.
Chi scrive queste righe ha pubblicato in Italia il bestseller internazionale “The dictator pope” (“La maschera di Bergoglio”) di Henry Sire ed è da sempre critico delle posizioni di Bergoglio venendo da una tradizione culturale e famigliare che affonda le proprie radici nel cattolicesimo di stampo conservatore ma non sono accettabili certi toni utilizzati (in particolare sui social network) nei confronti del pontefice. Al tempo stesso la casa editrice Historica/Giubilei Regnani ha editato i principali libri pubblicati in Italia sul sovranismo, dal testo di Marco Gervasoni a quello di Paolo Becchi, dal libro di Sofo-Fratus-De Bernardi al volume curato da Gianni Alemanno, così come con Nazione Futura sono stati organizzati convegni e dibattiti come “Europa sovranista” dove sono intervenuti Maglie, Tecce, Ocone, Longobardi, Dell’Orco, Scalea, Giordano e tanti altri. Allo stesso modo a fine 2019 si è ragionato sul tema del conservatorismo in rapporto al sovranismo con studiosi e giornalisti come Valditara, Capezzone, Castellani. Tutte esperienze che hanno permesso di realizzare un’approfondita riflessione sul tema.
È necessario che il sovranismo superi l’ambiguità di fondo che lo contraddistingue sui temi religiosi: un sovranista italiano è cattolico? Se sì, sono ammessi determinati toni verso il Papa? Oppure ci si può definire sovranisti senza credere nella religione cristiana? O ancora, la linea prevalente è quella cristianista rappresentata da Oriana Fallaci?
Il rapporto con la religione è un tema troppo importante per essere omesso nella costruzione di un solido pensiero sovranista, è perciò necessario che si apra un dibattito per cercare di capire il ruolo del sovranismo in rapporto alla religione.