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Tra gli effetti di questa drammatica crisi del Coronavirus, ci stiamo accorgendo che molti italiani non amano la democrazia più di tanto e che, anche se non lo ammetteranno mai, vivere in un paese in cui sono in vigore altre forme di governo antitetiche a quella democratica, in fondo in fondo, non gli dispiacerebbe.

L’importante è che arrivi lo stipendio a fine mese perché “tengo famiglia” e poi, tutto sommato, anche se avviene qualche limitazione alle libertà individuali, qualche censura a chi la pensa diversamente, non è poi così grave. Anzi, a dire il vero, certe persone se lo meritano di essere messe a tacere o marginalizzate visto quello che dicono.

Siamo stati per così tanti anni a combattere contro “il ritorno del fascismo”, “il pericolo della destra”, che non ci siamo accorti di vivere davvero una situazione in cui accettiamo come se nulla fosse dinamiche che non sono normali in una democrazia.

Un Presidente del Consiglio che in un momento di emergenza nazionale nella tv di stato, invece di fornire risposte e soluzioni ai cittadini, attacca l’opposizione facendo nomi e cognomi dei leader, non solo rappresenta una caduta di stile inaccettabile per una figura istituzionale, ma compie un gesto che non è ammissibile in nessuna democrazia.

L’attacco di Conte non sarebbe stato normale nemmeno in una situazione ordinaria ma, nei giorni in cui gli italiani sono costretti a rimanere in casa per rispettare le disposizioni restrittive del governo che determinano una limitazione delle libertà individuali per salvaguardare la salute, diventano particolarmente gravi.

Viviamo in uno stato di eccezionalità in cui alcuni diritti fondamentali sono limitati e in un momento del genere un Presidente del Consiglio ha il dovere in quanto istituzione di parlare a nome di tutti i cittadini ma ieri la retorica dell’unità nazionale si è frantumata in un attimo creando una divisione insanabile nel paese.

Le opposizioni svolgono la propria attività, lo fanno con toni e modalità che io stesso in varie occasioni non ho condiviso, ma è anche vero che sono state lasciate ai margini in tutta la crisi dal governo ed hanno alzato la voce negli ultimi giorni per tenere alta l’attenzione su un accordo politico (politico, non sanitario) che si sta discutendo in Europa e che determinerà il destino dell’Italia per almeno i prossimi 20/30 anni.

Non siamo così ingenui da pensare che si sia trattato di un errore da parte di Conte, quanto di un calcolo politico per mascherare il fallimento delle trattative in Unione Europea scaricando le colpe sulle opposizioni, polarizzando il dibattito politico interno e creando una vera spaccatura.

A molti italiani sembra dia fastidio che esistano le opposizioni, l’importante è che i pericolosi sovranisti e conservatori non governino, costi per quel che costi, fosse anche non andare a votare per i prossimi anni. Curiosamente sono le stesse persone che fino a qualche mese fa si strappavano le vesti per il pericolo del ritorno del fascismo che ciclicamente dal 1994 torna in auge quando governa il centrodestra. Prima era Berlusconi alleato con i fascisti di Alleanza Nazionale, poi Salvini che incarnava il nuovo Duce, in futuro chissà chi altro. La verità è che molte di queste persone sono gli autentici anti democratici che vorrebbero tacitare e censurare ogni voce di dissenso e che, non solo accettano con normalità episodi come quello di ieri, ma ne plaudono pubblicamente perché “Conte ha dato una bella lezione a Salvini e la Meloni”.

Ci stiamo allontanando ogni giorno di più da un normale paese democratico, mentre puntiamo il dico e giudichiamo cosa succede in altre nazioni europee, siamo incapaci di guardare a casa nostra dove un Presidente del Consiglio utilizza la tv di stato in un momento di emergenza per fare comizi politici.

Un Presidente del Consiglio che nei discorsi precedenti proponeva modifiche alla costituzione, che nomina un tecnico per favorire il “benessere equo sostenibile” (come se i cittadini non fossero in grado da soli di sapere quale deve essere il loro benessere personale ma deve essere lo stato a dirlo), dimostra che l’Italia sta giorno dopo giorno scendendo nel baratro non solo sanitario ed economico ma anche democratico.

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