“Il liberalismo ha fallito. Il futuro è il conservatorismo” parla Deneen
Patrick Deneen è uno dei più interessanti pensatori americani contemporanei, il suo libro Why liberalism failed è stato un successo internazionale in cui ha messo a nudo i limiti e il fallimento del liberalismo giudicato “un’ideologia e non lo stato finale naturale dell’evoluzione politica umana” originando “nella sua ricerca dell’autonomia individuale, il sistema statale più ampio e completo della storia umana”. Secondo Deneen, professore all’Università di Notre Dame dopo aver insegnato a Princeton e Georgetown, il conservatorismo può rappresentare il futuro delle democrazie. L’aspetto interessante del suo approccio al pensiero conservatore, è la vicinanza con il conservatorismo europeo sui temi economici e sociali, lo abbiamo intervistato in esclusiva:
Rispetto al 2018, anno in cui ha pubblicato il suo libro Why liberalism failed, lo scenario è cambiato in pochi anni radicalizzandosi, il politicamente corretto è ormai diffuso nelle università ed è esploso il fenomeno della Cancel culture, secondo te a cosa è dovuta questa accelerazione?
Senza dubbio negli ultimi anni è avvenuta un’accelerazione dell’agenda liberal e si è realizzata una divisione tra due concezioni del mondo: da un lato i liberal con il controllo dell’università, dei media, delle corporazioni da parte dell’élite, dall’altro le persone favorevoli alla tradizione, alla nazione, talvolta al ruolo della Chiesa. Si tratta in realtà di una vecchia divisione che nasce dalla rivoluzione francese ma assume forme inedite con la globalizzazione e le nuove tecnologie e con un’incremento dovuto al potere politico ed economico dell’area liberal.
Partendo dal presupposto della crisi delle democrazie liberali, quale può essere una soluzione per il futuro? Modello democrazie illiberali?
L’espressione “democrazia liberale” ha assunto un’accezione per cui i liberal decidono a proprio piacimento chi è democratico e chi non lo è. Le élite accusano i popoli che compiono scelte non in linea con l’agenda liberal, di essere non democratici, è accaduto con la Brexit, con Salvini in Italia, con Orbán in Ungheria. La parola democrazia assume così un’accezione per cui vale solo se liberal, altrimenti diventa illegittima. Eppure esistono forme di democrazia che non solo liberali, più che l’espressione democrazia illiberale, preferisco utilizzare espressioni che siano propositive e non negative. In tal senso potremmo parlare di “Democrazia virtuosa” o meglio della necessità di una democrazia basata sulle virtù.
La sconfitta di Trump alle presidenziali del 2020 ha aperto una nuova fase politica, secondo te Trump sarà il candidato del partito repubblicano alle prossime presidenziali? Può avvenire la nascita di un nuovo conservatorismo americano più vicino a una visione tradizionale di conservatorismo?
Trump è ancora una figura molto importante per la politica americana e ha avuto l’intuizione di comprendere che il sistema americano stava fallendo, da bravo uomo di business ha compreso l’esistenza di un mercato scoperto. C’era un elettorato che nessuno era in grado di intercettare e Trump lo ha compreso, il problema è che non è stato in grado di governarlo al meglio. Senza dubbio continua ad avere negli Stati Uniti un supporto politico ed è necessario prendere spunto da ciò che Trump ha scoperto ma non sono convinto, in caso di una sua candidatura alle presidenziali, il Partito Repubblicano lo supporterebbe. Stanno emergendo nuove figure interessanti come il governatore della Florida Ron DeSantis o Nikki Haley, ex governatrice del South Carolina che porta avanti una visione di new reaganism perciò molto favorevole al free market.
Dopo la Brexit e la vittoria di Trump nel 2016, in Europa si è diffuso il cosiddetto sovranismo che ha raggiunto il suo apice alle elezioni europee del 2019 per poi iniziare una lenta discesa dopo il covid, pensa che il conservatorismo possa rappresentare la strada del futuro? Se sì, perché?
Oggi stiamo assistendo al tentativo di creare un nuovo centro che è in realtà sbilanciato su posizioni di sinistra sui temi della famiglia, della sessualità, del gender, della necessità di aprire i confini. Nonostante vi siano numerose evidenze che una tale iniziativa non possa funzionare, i principali partiti dell’Europa occidentale stanno cercando di legittimare questo progetto. Che cosa deve fare in in un simile scenario il centrodestra? Molte persone sottolineano la necessità di una nuova proposta politica di centrodestra ma la mia paura è che ad oggi non vi sia tale proposta.
Nei giorni scorsi è stato in Ungheria ospite dell’MCC (Mathias Corvinus Collegium) mentre è in atto uno scontro tra il governo ungherese e l’Ue sulla nuova legge sul gender nelle scuole, cosa ne pensa delle politiche delle politiche ungheresi sulla famiglia e natalità?
Sono a favore di una legislazione che protegge i bambini da ogni esposizione ai temi sessuali. Non verso uno specifico orientamento sessuale ma in generale su questi temi, perciò sono entusiasta delle politiche ungheresi per la famiglia, soprattutto in un periodo in cui è in atto una destabilizzazione del concetto di famiglia. In tal senso credo siano positivi gli aiuti da parte dello stato alle famiglie per avere nuovi figli.
A Budapest, in occasione della presentazione della traduzione in ungherese de “L’opzione Benedetto” di Rod Dreher, avete parlato anche di economia con una visione di economia etica assimilabile alla Dottrina sociale della Chiesa inusuale per la maggioranza dei conservatori americani che sono più liberisti, pensa che sui temi economici i conservatori americani dovrebbero cambiare le proprie posizioni avvicinandosi a una visione di libero mercato ma con un welfare state più sviluppato?
Negli Stati Uniti il conservatorismo è prevalentemente legato a una visione libertaria, è un’eredità della guerra fredda ma non era questa l’idea originale del conservatorismo americano che, anche nel caso di Russell Kirk, sottolineava l’importanza di concetti come la comunità, la famiglia e la Chiesa. Il successo del libertarianism ha portato alla distruzione di questa visione ma sono convinto che una nuova generazione di conservatori debba pensare a una visione economica sociale. D’altro canto basta prendere spunto dalla dottrina sociale della Chiesa e dall’insegnamento di Giovanni Paolo II o Leone XIII che spiegano l’importanza di un’economia orientata al sociale. Di contro la tradizione protestante è più individualista e si concentra sulle esigenze degli individui più che della società.
Lei è cattolico, il suo è conservatorismo più vicino a Europa, secondo lei c’è possibilità vi sia un cambio in Usa? Quale Ruolo cristianità in società secolarizzata?
Storicamente ogni società è religiosa e oggi la nuova religione ha assunto una forma di secolarizzazione, si tratta di una religione divisiva, frammentaria, punitiva nel confronto del pensiero delle persone comuni. Dobbiamo chiederci che cosa la religione deve supportate in una società, quali valori. Il cristianesimo è la religione dell’Occidente perciò la mia speranza è che le nazioni occidentali riscoprano ciò che un tempo sapevano e il cristianesimo ci insegna come un ordine politico può essere orientato al bene e cosa si può o non si può fare sottolineando il valore della libertà.