La firma della ‘ndrangheta dietro la morte di Falcone
L’avevo scritto qui, adesso lo conferma anche il pentito di ‘ndrangheta Consolato Villani gettando una luce ancora più sinistra sulla presunta trattativa Stato-mafia e sulla stagione delle bombe che portò alla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: «Tutti gli ‘ndranghetisti sapevano che l’esplosivo per la strage di Capaci era arrivato dalle Saline Joniche», ha detto il collaboratore di giustizia legato alla famiglia dei Lo Giudice deponendo al processo bis per la strage del 23 maggio 1992 in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta.
«La ’ndrangheta – ha sostenuto il pentito – diede una mano a Cosa nostra, ma non voleva esporsi in rappresaglie contro lo Stato e non intendeva partecipare alle stragi siciliane. Cosa nostra chiese aiuto alla mafia calabrese per combattere contro lo Stato, ma la ’ndrangheta si rifiutò. Si limitò solo a reperire l’esplosivo. I servizi segreti deviati, rappresentati da un uomo e una donna, hanno mediato per l’acquisizione di questo esplosivo. Cosa nostra voleva fare la guerra allo Stato per chiedere l’abolizione del carcere duro e per sistemare alcuni processi». Insomma, ‘ndrangheta e mafia erano divise sulla strategia stragista ma «con Cosa nostra c’erano degli affari in comune e uno scambio di favori continuo», ha concluso Villani.
È un’ipotesi che venne fuori già nel 1996, quando la Laura Coselich, la nave da guerra affondata dagli inglesi durante la Seconda guerra mondiale, venne scoperta a largo del porto della cittadina jonica, feudo della cosca Iamonte (a proposito, il capofamiglia Natale è stato appena liberato dal regime di carcere duro per motivi di salute…) e venne confermata negli anni successivi da alcuni report dei Ros. La conferma di Villani riapre il capitolo della trattativa e riporta alla ribalta – se ce ne fosse bisogno – il mistero sul rapporto con i servizi segreti deviati: ««Sia l’uomo che la donna erano molto addestrati e preparati ed erano considerati vicini ai Laudani di Catania – sottolinea Villani – in Sicilia avevano ucciso un poliziotto e un bambino. Io ho poi incontrato un uomo che mi ha colpito per la sua faccia e presumo che si tratti della stessa persona alla quale si riferiva Lo Giudice. Falcone e Borsellino? Sono stati uccisi perché all’interno dello Stato c’erano delle contrapposizioni. In particolare c’era una corrente politica collegata a Cosa nostra e c’era il rischio che questo si scoprisse».
C’è un collegamento con le intimidazioni al giudice Giuseppe Lombardo? Al magistrato che indaga sulla zona grigia tra Stato e ‘ndrangheta le cosche reggine hanno preparato una sorpresa a base di tritolo, 200 chili per l’esattezza. E guarda caso, proprio dalla Laura C mancano un sacco di panetti di tritolo, visto che la messa in sicurezza organizzata a metà degli anni Novanta si è rivelata un flop e il supermarket degli esplosivi è stato saccheggiato, come si è scoperto solo di recente dopo l’operazione Tnt.
Ps: tra qualche giorno uscirà il mio nuovo libro sulla ‘ndrangheta. E ci saranno altre rivelazioni importanti…