C’è una storia che mescola servizi segreti, politica e ‘ndrangheta che torna a fare capolino in un’aula di giustizia. E il merito è di Antonino Monteleone e del sottoscritto, che questa storia l’hanno scritta 12 anni fa nel libro Oh mia bella Madu’ndrina che da il titolo a questo blog. Ce lo ricorda la cronaca del processo di Appello Gotha pubblicata sul sito internet il Reggino (che cita il libro ma non gli autori, peccato per lui). Il passaggio a cui si fa riferimento è l’intervista che l’ex enfant prodige reggino di Alleanza nazionale Alberto Sarra, ex consigliere regionale, diede a Monteleone sui suoi rapporti con Giovanni Zumbo, vecchia conoscenza dei frequentatori di questo blog, che Sarra aveva ingaggiato in Regione. Uno che faceva la spola tra gli uffici del politico, i servizi segreti per cui ha lavorato quasi nello stesso periodo, la Procura di Reggio Calabria e la casa dei boss, ai quali rivelava l’esistenza di inchieste e indagini che sarebbero dovute restare segrete. “Quando gli viene chiesto di indicare l’origine dei suoi rapporti con Giovanni Zumbo, commercialista reggino in odore di Servizi segreti i cui movimenti ondeggiano tra Stato e antistato. Il politico, nel libro Oh mia bella Madu’ndrina spiega che Zumbo «gli era stato indicato da un magistrato del quale non avrebbe fatto il nome neppure sotto tortura». L’aneddoto apre il paragrafo della sentenza Gotha dedicato ai rapporti di Sarra con soggetti appartenenti al sistema occulto in cui la ’Ndrangheta stringe patti con pezzi (deviati) delle istituzioni e della massoneria”. Ora, il nome del magistrato resta ovviamente top secret. Ma non è un segreto che nella zona grigia tra Stato e antistato in questi anni si siano mossi tanti uomini in toga. Ed è forse questo il terreno più inesplorato da chi dà la caccia alla ‘ndrangheta. L’ho già detto alle Iene qualche settimana fa, lo ripeto qui: perché i boss calabresi sono sempre più forti nonostante le inchieste che dovrebbero indebolirne la forza militare e il potere economico? Questioni che andrebbero rivolte anche ai giornalisti smemorati e a quelli che evidentemente non fanno le domande giuste alle persone giuste.

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