La Germania ci mette più di 15 anni a capire che la ’ndangheta esiste e fa il bello e il cattivo tempo anche da loro. A Costanza Salvatore G. di origini italiane è stato condannato in via definitiva a tre anni e sei mesi non solo per traffico di droga ma anche per aver sostenuto la ’ndrangheta. come riporta la testata Mdr. È la prima volta – secondo il ministero di Giustizia dei Laender e le procure generali tedesche – che Berlino accerta in una sentenza l’esistenza della potente organizzazione calabrese in Germania, la stessa che il 15 agosto del 2007 uccise a Duisburg sei appartenenti al clan di San Luca dei Pelle-Vottari all’uscita da un ristorante in cui festeggiavano i 18 anni di una delle vittime. I sicari spararono almeno 70 colpi, compresi quelli alla testa esplosi alla fine della mattanza, quasi a sfregio.

In Germania arrivano gli spalloni delle ’ndrine con il loro carico di contanti, grazie all’assenza nelle transazioni cash di qualsiasi controllo o verifica sulla provenienza del capitale. Si può comprare casa con le scatole di scarpe piene di banconote, ecco perché da anni il Paese è nel mirino delle cosche – assieme a Olanda e Est Europa – come Eldorado del riciclaggio, mentre in Italia la sinistra strilla per il tetto a duemila euro. Qualche anno fa si scoprì che le cosche erano riuscite a far eleggere un senatore grazie ai magheggi sulle schede elettorali.

In Europa manca una sensibilità comune sul tema, il fenomeno viene derubricato, e quando arriva nelle aule giudiziarie è troppo tardi. In queste settimane si è saputo che in un processo a Dusseldorf la Procura di Duisburg contesta a cinque persone l’aggravante di ’ndrangheta, ma il giudizio non si è ancora concluso. D’altronde, Geld stinkt nicht, i soldi non puzzano. E i boss (quando non sparano…) ringraziano.

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