Il viagra dell’arte è il seno
Il viagra dell’arte è la tetta, più gentilmente detta seno, più ruralmente detta mammella. Il simbolo per eccellenza della tentazione, della proibizione, della maternità, è da sempre l’attrazione massima dell’arte. Nulla erotizza o maternizza o intenerisce più di un seno esposto o velato. La prima scultura è la Venere di Willendorf (circa 25mila anni fa) che stilizza una prosperosissima donna, dai seni accoglienti. La scultura della classicità più nota è la Venere di Milo (circa 2100 anni fa), dai seni turgidi e muscolari, ma anche, nelle sculture egizie, Iside allatta Horus. La Vergine che allatta Gesù Bambino, dalle prime raffigurazioni (XI secolo) ha avuto apici assoluti: Nino Pisano, Ghirlandaio, Lorenzetti, fino ai novecenteschi Gino Severini e Frida Kahlo. Sul seno erotico sono campate decine di riviste, come Playboy, Blitz, Le Ore, prima di lasciare spazio a Youporn, e il talento spregiudicato di un fotografo (lo dimostrano tutti i calendari Pirelli) ha un oggetto supremo: la rotondità del petto femmineo. “Il seno è il petto delle donne elevato a mistero” (Novalis). È questo mistero, di fascinazione e divieto, di fertilità e nascondimento, che orgasmizza da millenni la mente artistica (e non solo) dell’uomo.