L’arte nel silenzio cristiano
C’è un Natale non scontato che potete fare: incontrare gli artisti del silenzio. Chi sono? Sono gli artisti che non trovate in showroom, gallerie o case d’asta. Li trovate nelle chiese. Hanno deciso di servire non il clamore, ma il silenzio; non l’effervescenza reclamizzata delle biennali, delle triennali, ma la solitudine appartata e custodita delle cappelle, dei monasteri, dei fonti battesimali, degli amboni, dei cibori, degli altari. L’arte cristiana è finita solo nella mente di chi desidera vederla finita. Andate a Capezzana, vicino Prato, guardate la chiesa del XII secolo, affrescata magnificamente nell’abside; andate a Valdagno, vicino Vicenza, nella parrocchia di San Clemente Papa; andate nel monastero domenicano di San Vincenzo a Prato; oppure poco distante, a Iolo, a Villa Martelli, nella cappella dell’Eucarestia; oppure a Concesio, vicino Brescia, nella cappella di San Antonio Martire; oppure a Capo di Ponte, nella casa madre delle suore di Santa Dorotea di Cemmo. Cosa vi trovate? Vi trovate un artista del silenzio, Gabriella Furlani, che in questi anni ha realizzato pittoricamente, architettonicamente, scultoreamente, spazi preziosissimi d’arte cristiana, così adeguati che Papa Benedetto XVI sostò a lungo, in preghiera, davanti al fonte battesimale della Furlani a Concesio. Si può fare – anzi, si deve fare – arte legata alla liturgia di Gesù Cristo senza replicare, pedissequamente, forme e alfabeti di secoli passati. Si può – anzi si deve – essere moderni, contemporanei, anche nel confronto con il racconto cristiano. Finora il mercato sta lontano dall’arte cristiana, perché molti pensano che essa sia oramai soltanto macchietta, replica, fotocopia da supermercato di Michelangelo. In realtà questi luoghi dimostrano, e noi come storici dell’arte dimostreremo, che non esiste storia dell’arte moderna che non tenga in considerazione l’arte cristiana che, nella modernità, è stata e viene a tutt’oggi prodotta.