Gli sciacalli del silenzio
Mentre il mondo dell’arte si scanna sui falsi Modigliani della mostra di Genova, nessuno si scanna per lo sfregio a Pompei dell’affresco di Bacco e Arianna (12 gennaio 2018), compiuto – secondo un’ipotesi degli investigatori – per nascondere furti ben più corposi, su commissione, dentro la vasta area archeologica vesuviana; nessuno si scanna per lo sciacallaggio e le ruberie di riggiole settecentesche dal pavimento della chiesa di Mitigliano, a Massa Lubrense (8 gennaio 2018); nessuno si scanna per i 1.772 manufatti rubati da chiese, abbazie, conventi, santuari, nell’anno appena trascorso; nessuno si scanna per i 758 antichità, reperti archeologici o opere d’arte scomparsi grazie a ladri, vandali e predatori ben organizzati che li hanno fatti sparire dalle mostre temporanee; nessuno si scanna per i 449 colpi messi a segno dalla piccola e grande criminalità organizzata e denunciati dai Carabinieri del Nucleo della Tutela del patrimonio, nel loro rapporto annuale del 2017, poco ascoltato dai media. I giornali e le televisioni si scannano solo sui falsi Modigliani (battaglia oltremodo giusta e doverosa, se non diventa esclusiva). È proprio vero: gli uomini si scannano di più dove girano i soldi. Dove invece girano solo i topi, non frega niente a nessuno. Ed è proprio lì che gli sciacalli, i tombaroli e i commercianti di frodo portano a casa i loro bottini più preziosi.