Pier Paolo Pasolini, negli anni ’60 e ’70, affermava poeticamente, in più scritti, che il rischio del nostro tempo, il rischio di tanti intellettuali e artisti, è quello dell’essere persi “in un puro intuire in solitudine”. L’Astrattismo, che è la lingua del Novecento, ha sempre rischiato – e come linguaggio tuttora rischia – questo: l’essere perso in un puro intuire in solitudine. Cioè testimoniare soltanto l’afonia della propria voce, l’incapacità di cambiare o di incidere qualcosa nel mondo. Da grande sperimentazione che, da fine Ottocento, con Redon, superava l’obbligo della raffigurazione di ciò che vedevano gli occhi, da grande perlustratrice […]