3676647515Quando si conobbero a Parigi, nel 1929, tra Pierre Drieu La Rochelle e Victoria Ocampo l’intesa fu immediata – un’intesa che spinse l’autore di Gilles a recarsi più volte in Argentina, dalla sua amante e poi amica (un rapporto intensissimo, ora documentato dal volumetto Amarti non è stato un errore. Lettere 1929-1944, Archinto, Milano 2011). Fu durante uno di quei viaggi che Drieu incontrò Jorge Luis Borges, allora poco più che quarantenne, molto probabilmente tramite Victoria, sorella di Silvina Ocampo, moglie di Adolfo Bioy Casares, storico amico del poeta. Con lui affrontò una lunga passeggiata onirica nel nulla delle periferie di Buenos Aires, narrata successivamente nell’articolo Solitude de Buenos Aires (apparso su L’Intransigeant il 23 gennaio 1934). Ma fu con questo breve e denso scritto che Drieu presentò l’orbo veggente di Buenos Aires alla cultura francese di allora. Concluso sull’Oceano Atlantico l’1 ottobre 1932, apparve in francese, con il titolo Discusión sobre Jorge Luis Borges: «Borges vaut le voyage», sulla rivista Megáfono (n. 11, Buenos Aires, agosto 1933). Quando Victoria lo lesse, credette di essere il bersaglio della polemica. Ma “Gilles” la rassicurò, il 20 ottobre 1932: «Il mio articolo su Borges, per Megaphone, non è rivolto contro di te. Credo tu sia, in fondo, molto razionalista e intellettuale – nell’accezione positiva del termine – cioè niente affatto insensibile. Con la sua poesia, Borges mostra di appartenere a questa buona razza – un’intelligenza sensibile». Ecco quel che aveva intravisto Drieu nelle pagine di Borges: un’intelligenza sensibile, quell’intima comunione di letteratura e vita, sangue e inchiostro, che è appannaggio dei titani del Canone Occidentale.

A.S.

 

Borges di qui, Borges di là: questo mi è stato detto di lui a Buenos Aires! Da qualche parte ho sentito dire che è intellettuale, troppo intellettuale. Sbagliano tutti, vogliono solo dire che è intelligente, assai intelligente.

Chi non ama l’intelligenza impiega spesso questa parolina, intellettuale. Ma noialtri ce ne infischiamo, e continuiamo ad amare le persone intelligenti – per la loro rarità, vitalità e poliedricità.

Essere intelligenti, dopo tutto, vuol dire essere vivi. Non si può essere intelligenti senza essere vivi, e quando uno è intelligente è prima di tutto parecchie altre cose. Avete mai visto un uomo intelligente privo di cuore, privo di sensibilità? Se è così, allora non è affatto intelligente. O magari si crede che un uomo intelligente non abbia cuore o sensibilità solo perché le manifestazioni del suo cuore e dei suoi sensi sono sottili e passano inosservate.

Forse vi adirate, signori miei anti-intellettuali – perché leggete Discussione(1) ma siete costretti a leggervi anche le poesie di Borges. Allora, ditemi, come ve la caverete? Continuerete a ripetere: troppo intellettuale?

Borges è dotato di un’ottima natura. È allegro e triste, intelligente e sentimentale, amorevole e privato di tutto. Quasi nullo come conferenziere, ma solidamente istruito. Capace di analisi come di lirismo. E perché no? Ciò forse vi sconvolge?

Borges, che ogni cosa comprende, ha passioni sconvolgenti. È tutta passione, proprio perché è intelligente. Un uomo intelligente non teme le proprie passioni, anzi, le serve con quella delicatezza, quella nobiltà nel partito preso che lo distingue dallo sciocco fanatico. Borges scrive sul mito dell’Inferno con un’apparente insensibilità, la quale non può urtare che gli imbecilli. Sa bene che questa dimensione, che lui nega, ha profonde e reali radici nel cuore dell’uomo, e la sua esperienza dell’Inferno traspare, emerge dalle sue righe, rigorosamente dubbiose(2).

Un uomo davvero intelligente – né scettico né fanatico – con idee, e dietro a queste idee una meditazione che ne illumina segretamente finanche le espressioni più dirompenti!

È davvero rassicurante immaginare che in ogni Paese vi siano ancora uomini di spessore.

Sono queste rare genìe a giustificare i viaggi.

E Borges vale il viaggio.

 

(Pierre Drieu La Rochelle,

sull’Atlantico, 1 ottobre 1932)

 

  1. Discusión uscì nel 1932 per Manuel Gleizer (ora in Jorge Luis Borges, Tutte le opere, a cura di Domenico Porzio, vol. I, Mondadori 1984) [N.d.C.].
  2. Drieu si riferisce al saggio La durata dell’Inferno, contenuto in Discussione (ed. cit., p. 366-371) [N.d.C.].
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