Pronto Soccorso? No, grazie! E gli Italiani muoiono a casa.
Domenica 15 dicembre 2013 – San Valeriano – Taurianova
“Non fare capricci. Avrai mangiato pesante. Vai a casa. Se domani non passa, torna e facciamo un controllino. Buonanotte!”
Buonamorte! avrebbe dovuto dire quel medichicchio di pronto soccorso, mezzo addormentato e fresco di raccomandazione. Buonamorte, Italiani! Fate da soli, ché qui non siamo attrezzati. Non sapremmo curare nemmeno un’unghia incarnita. Siamo medici di passaggio, in attesa di diventare qualcosa di più. Forse, di più pericoloso. Magari primari. Intanto, teniamo caldo il lettino della medicheria, mentre i nostri colleghi, i medici veri, si fanno venire il cancro al fegato per l’incazzatura e la vergogna. La vergogna e il disagio di essere messi nel calderone assieme a noi, medichicchi fuffa, amici di qualche amico, sicuramente politico. O massone.
Quel signore con il mal di pancia è morto d’infarto. Mica di una malattia sconosciuta: un comunissimo, stronzissimo infarto di cui si sarebbe accorto anche il più ignorante degli analfabeti. Anche mia zia Assuntina, specializzata nel levare di dosso il malocchio col piatto d’acqua e il cucchiaio d’olio d’oliva. Tutti, tranne quel coglione in camice, strapagato dall’azienda sanitaria italiana.
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E mica sono pochi, i medichicchi infami. Ne incontriamo a migliaia. E non si alterino i medici bravi che leggeranno questo post. Se son bravi veramente, anziché arrabbiarsi, dovranno avere le palle per ammettere che a fianco a loro nelle corsie, nelle sale operatorie, negli ambulatori, di incompetenti e ignoranti ce ne sono fin troppi. A scapito della salute e della vita degli italiani.
Anni fa toccò anche alla mia famiglia…
15 Novembre 1998 – Sant’Alberto A casa, a Taurianova
Maledetto sia quel medico dell’ospedale di Polistena! Sì, maledetto il medico che l’altra notte, mentre mio padre rischiava di morire – e lui era di turno – se n’era andato a scopare nel paese vicino. A scopare dall’amante!!! Maledetto sia lui e tutta la sua stirpe per le sofferenze che ha fatto vivere a mio padre per un’intera notte. E, quando, poi, contrariato, alle prime luci dell’alba, è arrivato, gli ha iniettato non so quali farmaci che lo hanno completamente sballato e gli hanno fatto patire le pene della croce, spingendolo a forza quasi fino alla fine del tunnel, che, chissà per quale miracolo, non lo ha ingoiato. Maledetto sia! Fino a quando non si cancellerà il ricordo del suo passaggio nell’universo. Se la salvezza della mia anima, o la sua dannazione, dipendesse solo dal perdono nei confronti di questa catasta di merda, sono pronto a bruciare nelle fiamme dell’inferno insieme a lui. Cos’erano gli occhi di mio padre in quei momenti? Dei ganci rivolti verso la mia vita, degli arpioni lanciati nell’aria che respiravo, per non andarsene. Gli ho donato tutta la vita che avevo per farlo restare. Non è ancora tempo. Il peggio è passato, ma nelle carni di mia madre c’è lo stesso dolore che cova nelle mie.
Se Dio si azzarda a perdonare quel medico scellerato, stavolta lo sfido a duello!
(Dal Diario di una vecchia checca – Minerva Edizioni)
Ecco cosa provano i parenti di quei poveri pazienti sfortunati. Cosa ho provato io sulle mie carni, in quella notte maledetta, mentre mio padre rischiava di crepare come un agnello al macello e il porco in camice trombava con l’amante nel paesino vicino. E l’infermiere me lo confidava, complice, cercando anche la mia complicità di maschio. Bastardi, lui e il suo amico medichicchio.
La stessa rabbia che mi monta in testa ogni volta che leggo di persone che muoiono dopo essere state “licenziate” al pronto soccorso. La stessa rabbia che mi arriva alle mani ogni volta che raccolgo il pianto e il racconto dei familiari disperati.
No, non mi rassegno nel 2013 alla favola della casualità. Non si muore per caso. Non si muore di quelle malattie che risultano sconfitte nei libroni di medicina. Se sono state sconfitte nelle statistiche, quelle malattie, allora lo devono essere anche nelle corsie e sulle lettighe dei Pronto Soccorso. Altrimenti, vuol dire che ci state gonfiando di cazzate e che siete dei gran bugiardi. E falsi. Decidetevi!
Era un giorno qualsiasi, oggi, fino a quando un amico caro non mi ha comunicato al telefono che la sua mamma è morta, qualche settimana fa, dopo essere stata rimproverata dal medico di turno e mandata a casa con fare brusco. Il cretino l’aveva aggredita verbalmente, definendola “ipocondriaca e rompicoglioni”. Poi, quasi deridendola, l’ha accompagnata alla porta del PS e convinta che si trattasse solo di un mal di pancia “Chissà che avete mangiato, signora bella…”. Nulla di strano, aveva mangiato. Solo che stava morendo. E, in mano ad un bravo medico, si sarebbe pure salvata…
… fra me e me. Mentre spero che certi falsi medici vengano licenziati.