Mercoledì 4 novembre 2015 – San Carlo Borromeo – Redazione SUD, Piana di Gioia Tauro

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Ora basta! Ne abbiamo proprio a sufficienza, e anche di più, degli scandali vaticani ed ecclesiastici. Sì, ne abbiamo abbastanza delle cronache funeste di religiosi sporcaccioni, ladri, arroganti e malfattori.

Basta con la Chiesa massona e mafiosa! Insozzata di soldi sporchi, di amicizie vergognose, di legami satanici.

Altro che sorella! Io una sorella puttana non la voglio! E la Chiesa lo è diventata. Nei secoli e ai giorni nostri.

Chiede “offerte” e, poi, le destina agli sfarzi e alle spese pazze di preti, vescovi, cardinali e papi. Dalla scarpetta firmata fino agli attici regali, passando per macchinone fuoriserie e conti in banca milionari.

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VERGOGNA! Cristo, se mai è stato Dio di cotanti sporcaccioni, è nato e morto povero! Loro, furbi e ipocriti, ce lo presentano povero, ma lo celebrano da ricchi. Coi calici d’oro e argento, tempestati di pietre. Mentre il popolo di Dio muore letteralmente di fame.

Ma la Chiesa, coi suoi sicari in tonaca nera, continua a succhiare sangue anche dai miseri portafogli degli anziani pensionati. “Non meno di un euro, nel cestino, per favore. Non siate tirchi con Gesù!” ripete, all’incirca, uno dei preti del mio paese alle vecchiette che, puntualmente, ogni mattina si presentano in chiesa per l’incontro con Dio e la Madonna.

Senza alcuna pietà, hanno stabilito tariffe per tutto: se vuoi entrare nelle chiese “artistiche”, devi pagare il biglietto. Lo stesso devi fare per offrire a Dio una candela o una messa in suffragio (10/20 euro); per accostarti alla prima comunione (180/200 euro); celebrare un funerale (250 euro), un matrimonio (500 euro)…

Le chiamano offerte, ma sono tariffe obbligatorie, altrimenti ricevi NIET o “bastoni fra le ruote”.

Se vai in pellegrinaggio coi preti, tu paghi anche, in percentuale, la quota per loro. Mentre dovrebbe essere la Chiesa ad offrire a chi non ha soldi, ed ha necessità spirituale, la copertura delle spese per raggiungere i luoghi sacri.

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Sono stramiliardari in euro, in dollari, in rubli, in yen, in tutte le monete del mondo, in palazzi e opere d’arte, ma piangono miseria se una goccia d’acqua cade dal tetto di una canonica di campagna, nella quale, peraltro, il parroco passa un giorno a settimana per mancanza di tempo. O di voglia. O di interesse.

Ma, fratelli in Cristo, siamo proprio sicuri che Nostro Signore ci voglia irregimentati in questa Chiesa? Siamo proprio sicuri che Gesù non ci salverebbe, se non fossimo registrati negli elenchi parrocchiali? Siamo certi che la Meravigliosa Madre Celeste non stenderebbe il Suo materno manto su di noi, se non donassimo soldi alla questua? Io non ci credo. Non ci ho mai creduto!

Sono cristiano, in cammino faticoso verso la Luce di Dio. Mi sveglio e prego, poi vivo e sbaglio, poi cerco di capire e mi faccio correggere. Da chiunque possa farlo. Non sempre è un prete. Anzi, quasi mai. Alcuni, li apprezzo. Siamo amici. Mi piace partecipare ai riti, quanto amo il teatro. Spesso l’attore principale non mi convince. Tempi duri per il teatro e l’altare.

E non basta un papa gesuita, rivoluzionario di facciata, a convincermi a restare seduto sui banchi delle chiese. 

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Questa Chiesa è più Sinedrio che Calvario!

Fra me e me. Faticosamente in cammino, dolorosamente in cammino contrario…

 

 

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