Profughi come vicini di casa? A Cecina i condomini non ci stanno
In principio fu Capalbio, ma di sicuro le barricate anti migranti nella Regione “rossa” per eccellenza, la Toscana, non sono casi isolati. Dalla Maremma, alla Lunigiana e Garfagnana, oltre alle isole (Elba e Capraia) sono più di 80 i comuni che si sono rifiutati di ospitare i richiedenti asilo e che contestano apertamente il tanto osannato – dal presidente della Regione Enrico Rossi – modello di “accoglienza diffusa”, quello cioè che prevede la possibilità di ospitare (con un compenso di 500 euro mensili) un richiedente presso la propria abitazione, all’interno del proprio nucleo familiare oppure di sistemare gli immigrati in appartamenti messi a disposizione in affitto da privati.
Ed è proprio quest’ultima opzione che ha scatenato le proteste dei condomini in una palazzina ubicata lungo il viale principale di Cecina, località turistica sulla costa tirrenica con una popolazione residente di 28 mila abitanti.
A scatenare la bagarre fra un nutrito gruppo di abitanti dello stabile in questione e l’Arci Bassa Val di Cecina, la onlus che gestisce l’accoglienza di una parte dei 92 richiedenti asilo attualmente ospitati in due strutture alberghiere nel territorio cecinese, un post pubblicato nel gruppo Facebook “Forza Cecina”.
«Ci hanno comunicato che l’Arci, tramite un proprietario privato, metterà tra gli otto e i dieci immigrati nel nostro condominio di via Perugia 92 a Cecina Mare. Noi condomini non accettiamo assolutamente questa decisione». Così Monica Sandri, autrice dello sfogo su Internet.
«Chi sono queste persone? In che condizioni igieniche sono? Da dove vengono? Abbiamo già avuto un incontro con il segretario del padrone e dopo una lunga discussione non siamo arrivati a niente perché ci è stato detto che è l’Arci che decide con il supporto della Prefettura». Immediata la reazione fra i membri del gruppo Facebook e immediate anche le reazioni degli esponenti politici locali, riprese inevitabilmente dalla stampa, che alla vicenda ha dato ampio risalto nei giorni scorsi, tanto che si era paventata la possibile partecipazione di alcuni cecinesi alla trasmissione di Rai Uno “L’Arena”.Forte imbarazzo all’interno del suo stesso partito di appartenenza, il Partito Democratico, per l’appoggio ai condomini di via Perugia da parte del sindaco Samuele Lippi, che ha dichiarato di essere all’oscuro del progetto e contrario all’accoglienza di migranti nei palazzi condominiali.
Per fare chiarezza sulla questione abbiamo contattato la presidente dell’Arci, Claudia Franconi.
«Il sindaco non ne sapeva nulla semplicemente perché ancora non era stato deciso nulla. Ad avvertire i condomini di via Perugia è stata un’operatrice della nostra associazione che abita nello stabile, non avevamo nessuno intenzione di agire alle spalle dei cittadini, anzi ci tengo a sottolineare che è nel nostro interesse condividere con i cittadini il nostro progetto di accoglienza e integrazione dei residenti asilo. Nella convenzione con la Prefettura di Livorno» continua Franconi «è previsto un budget che comprende non solo vitto e alloggio ma anche un preciso piano di integrazione da effettuarsi attraverso corsi di italiano, inserimento dei richiedenti asilo in progetti di formazione, educazione e in programmi di lavoro di pubblica utilità. Attualmente abbiamo in carico la gestione di 34 ragazzi provenienti da Bangladesh, Pakistan e aree subsahariane che alloggiano all’hotel Mediterraneo (ubicato sul Lungomare di Cecina, gli altri 58 sono stati sistemati da un’altra associazione in una struttura alberghiera diversa, ndr) ma la Prefettura ci ha incaricato di ricercare anche appartamenti privati in cui collocarli».
Quindi non si trattava di nuovi arrivati ma di spostare alcuni ragazzi dalla struttura alberghiera in appartamenti? Quanti esattamente?
« Ripeto, eravamo ancora in una fase preliminare, c’era stato un primo contatto con il proprietario di tre appartamenti nello stabile di via Perugia, che ci aveva dato la sua disponibilità e avevamo intenzione di fare dei sopralluoghi con al ASL, la Prefettura e il Comune, come da prassi, per verificarne l’idoneità. E comunque si sarebbe trattato di ospitare da un minimo di 3 a un massimo di 8 ragazzi in due appartamenti, non tre. Eravamo disposti – precisa Franconi – a sistemare negli appartamenti anche delle famiglie che attualmente ospitiamo in comuni limitrofi, ma nell’incontro che abbiamo avuto con i condomini di Via Perugia c’è stata un chiusura totale anche di fronte a questa opzione».
Avreste dunque comunicato all’assemblea di condominio la possibilità di alloggiare nella loro palazzina i richiedenti asilo prima del loro arrivo?
«Assolutamente sì, era già previsto che l’opzione sarebbe stata discussa nell’assemblea condominiale prevista per il 6 novembre perché l’esperienza ci insegna che è importante la condivisione, capisco le paure dei cittadini ma su questo aspetto si può lavorare, ma non hanno voluto».
Le perplessità degli abitanti non si sono infatti affievolite durante l’incontro di una delegazione degli stessi con la presidente dell’Arci. «Non è la prima volta che ci troviamo in questa situazione – ha spiegato uno dei condomini al quotidiano Il Tirreno – già in passato avevano affittato alcuni appartamenti ad immigrati africani e curdi che si sono comportati molto male durante la loro permanenza con schiamazzi, tappeti lavati nel piazzale e persino un montone tenuto in garage… E quando noi condomini ci lamentavamo loro minacciavano di dare fuoco alle nostre case». La stessa Claudia Franconi ci ha confermato che non è stata possibile alcuna mediazione e quindi l’Arci ha preferito fare un passo indietro.
Grande soddisfazione invece per gli amministratori del gruppo Facebook Forza Cecina, che hanno appoggiato la protesta dei residenti. «Forza Cecina è composta da un gruppo di cittadini cecinesi che da anni conduce una battaglia per la legalità e la sicurezza, contro il degrado e contro l’immigrazione clandestina gestita in maniera fallimentare dalla sinistra – spiega Mauro Niccolini – non siamo collocati politicamente perché crediamo che questo sia un tema trasversale. Noi vogliamo delle risposte concrete, non siamo razzisti nè tantomeno lo è chi ha sollevato la questione di via Perugia. A noi sta a cuore la sicurezza e il decoro della nostra cittadina, in passato già si sono verificati episodi poco piacevoli e aggressioni, per fortuna solo verbali. Ma abbiamo comunque la percezione che la situazione non sia sotto controllo» .
È proprio questo il nodo della questione: i cittadini non sempre si sentono tutelati dalle istituzioni, non mancano quotidianamente sul territorio italiano tensioni ed episodi di criminalità, violenza e proteste spesso velleitarie da parte di richiedenti protezione umanitaria sui quali spesso le cooperative (non è il caso di Arci) lucrano senza garantire un’accoglienza decorosa a chi ne ha diritto e un sacrosanto diritto alla sicurezza e alla tranquillità dei cittadini. Non sempre le associazioni che se ne fanno carico sono in grado di coniugare diritti e solidarietà con i bisogni della cittadinanza e non sempre prefetture, associazioni ed enti locali collaborano fattivamente affinché questo possa avvenire. L’accoglienza indiscriminata e la mala gestione purtroppo sono delle realtà che non si possono semplicisticamente etichettare con i termini, ampiamente abusati, “razzismo” e “xenofobia”
“Est modus in rebus”, vale a dire vi è una misura nelle cose; vi sono determinati confini, al di là e al di qua dei quali non può esservi il giusto.