Noi vogliamo integrarli, loro vogliono solo disintegrarci
«Grazie Milano, sicura e accogliente» aveva twittato sabato scorso il premier Paolo Gentiloni, che evidentemente non conosce bene la città, nel giorno della marcetta voluta dal sindaco Sala e dall’assessore Majorino al grido di “Siamo tutti migranti” e hastag #20maggiosenzamuri. Soliti slogan retorici, petulanti e falsamente pietistici. Neanche fantasia hanno. Ma del resto c’è poco da inventarsi di fronte ad una realtà lontana anni luce dalla bella favoletta che i campioni del multiculturalismo ci vogliono raccontare. Cioè una Milano sicura, pacifica, dove i poliziotti non vengono accoltellati e tutti siamo sereni e tranquilli, grazie ad un’amministrazione che opera “scelte che pongono al centro la forza dell’integrazione e della convivenza”. Che belle parole.
Anche Manchester e prima ancora Parigi, Bruxelles, Berlino sono città “sicure e accoglienti”? Ovvio. Siamo noi razzisti, xenofobi, populisti che viviamo in un mondo parallelo e in una realtà distorta, un mondo fatto di attentati e di violenze quotidiane, di stupri, rapine, degrado.
Ci diranno che non c’entrano nulla i poveri profughi che scappano dalla guerra e che arrivano da noi con le migliori intenzioni, del resto sui cartelli visti alla marcia di Milano preparati dalle “associazioni caritatevoli” e opportunamente messe in mano ai nostri fratelli immigrati c’era scritto «vogliamo fare i modelli», «Siamo musicisti». Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.
Ci diranno che chi compie le stragi nelle nostre città europee sono cittadini francesi, inglesi, belga, olandesi, tedeschi: questi sono i più pericolosi, perché mentono sapendo di mentire. A plasmare il loro giudizio non è il raziocinio, il ragionamento o la – seppur minima – conoscenza delle basilari nozioni sociologiche. No, la loro é una mentalità ideologica fondata sull’inganno consapevole.
Essere cittadino di un Paese non vuol dire infatti essere parte integrante di una comunità e averne interiorizzato regole morali e comportamentali. Sia quelli che arrivano sui barconi sia quelli che già sono qua non vogliono integrarsi e mai lo faranno. Spesso si cita a sproposito il termine “integrazione” non tenendo conto del fatto che essa sia in realtà un processo con due attori: chi opera l’integrazione (agenzie primarie e secondarie di socializzazione) e chi deve essere integrato. Che appunto deve aderire ai principi sanciti da ambiti culturali quali la morale e l’etica, codificati poi in sistemi normativi di tipo legislativo. Quindi l’interiorizzazione di valori e regole da una parte e accettazione di nome giuridiche e norme comportamentali sono essenziali per una completa integrazione, che ovviamente è impossibile anche per quelli che vengono definiti immigrati di seconda generazione in quanto il primo e più importante step per l’intergrazione è la socializzazione primaria, vale a dire la trasmissione al neonato e successivamente al bambino da parte della famiglia di quell’insieme di competenze sociali, valori, norme attraverso il quale la società riproduce sé stessa. Non è difficile da comprendere che questi individui abbiano avuto dalle famiglie di origine insegnamenti tutt’altro che in linea con i valori occidentali.
Stiamo assistendo inesorabilmente al fallimento delle politiche volte alla tolleranza senza regole, al multiculturalismo senza identità, al falso mito dell’integrazione a tutti i costi, al buonismo senza giustizia.
Ai ciechi sostenitori del buonismo acritico, ai filosofi delle idee universali, ai pacifisti duri e puri in marcia, a tutti coloro che per vigliaccheria o, peggio ancora, per moda radical chic terzomondista, fingono di non vedere, si oppongono la “coerenza” e la ferrea determinazione dei terroristi islamici, per i quali non valgono le nostre regole, la nostra razionalità, la nostra separazione fra terreno e divino, fra temporale e spirituale.
Ovviamente chi prova a spiegarlo, anche con toni pacati e argomentazioni solide, viene tacciato di razzismo tout court.
Avanti su questa traiettoria, dunque: l’Europa come gigantesco campo di battaglia e di conquista, dove assassini senza scrupoli sono nutriti e coccolati da demagoghi e illusionisti che per bieco interesse personale e ideologico irretiscono una popolazione che paga la propria credulità di lungo corso.