Fiume Città SacraIl 12 settembre 1919 Gabriele d’Annunzio celebra la “Santa Entrata” in Fiume, dando vita a quella che Claudia Salaris, in un suo celebre studio uscito nel 2002 per il Mulino, ha chiamato “festa della rivoluzione”. Nel corso dei decenni, l’Impresa è stata interpretata soprattutto in chiave politica, come anticipazione dell’una o dell’altra corrente storica affacciatasi nel Secolo Breve. Tuttavia, è possibile guardare a quei cinquecento giorni in chiave diversa. È quanto verrà fatto a Milano sabato 25 maggio, presso Unitre, nel corso del convegno Fiume Città Sacra, patrocinato da una serie di associazioni e riviste. Dimenticando la linea ermeneutica più “politica”, l’Impresa verrà analizzata anche – e soprattutto – come un momento di epifania del sacro. In quella breve esperienza, stroncata troppo presto, la Storia interruppe il proprio corso, lasciando entrare nel cuore di tenebra del Novecento squarci di una temporalità qualitativamente diversa. Una prospettiva, come si diceva, ignorata dalla letteratura dedicata all’Impresa (ad eccezione di due lavori musicali: Non ducor, duco di Spite Extreme Wing, del 2004, e Disobbedisco di IANVA, uscito due anni dopo) ma ben presente nei ricordi e nelle testimonianze di chi vi prese parte.

Valgano come esempio tre libri ripubblicati in occasione del simposio milanese e presentati in anteprima il 25 maggio: Fiume, una grande avventura di Carlo Otto Guglielmino (Bietti), diario di un giovanissimo corrispondente del «Corriere Mercantile» mandato a Fiume per conto del giornale genovese e poi rimastovi; La passione di Fiume di Mario Maria Martini (NovaEuropa), “instant book” ante litteram pubblicato a Impresa ancora in corso per smontare le fake news – come le chiameremmo oggi – diffuse da Nitti e compagni; L’impresa fiumana di Giovanni Host-Venturi (Aspis), firmato da uno dei più stretti collaboratori di d’Annunzio. Sempre in occasione del convegno, inoltre, ricordiamo la pubblicazione di Roma nell’Ode a Roma di Gabriele d’Annunzio di Giuseppe Grassi-Bertazzi (Progetto Ouroboros) e un fascicolo monografico della rivista «Antarès – prospettive antimoderne» (tra gli enti patrocinatori dell’evento milanese) attualmente in preparazione, dal titolo Fiume 1919-1920. D’Annunzio e la festa sacra della rivoluzione, che conterrà gli atti del convegno insieme a documenti e testimonianze inedite o rare. Infine, sempre in fase di realizzazione e disponibile nei prossimi mesi, 1919,  singolo in vinile della band genovese IANVA, che a distanza di tredici anni dall’album Disobbedisco torna a farci rivivere la drammatica ma elettrizzante atmosfera di quei giorni.

Materiali bibliografici, testimonianze di prima mano, che concordano nell’indicare nell’Impresa fiumana qualcosa di più-che-storico. Tutti coloro che si recarono a Fiume parlano di «Città Sacra», «Città Olocausta» e «Città di Vita», vedono in d’Annunzio un «santo» e un «profeta», indicando nella loro permanenza a Fiume l’evento di massima intensità delle rispettive esistenze, una sorta di secondo battesimo «sub rosa», di iniziazione alla vita. Nella città – leggiamo nei resoconti dei Legionari – si ferma il tempo, si ferma la Storia, per giungervi non si compie un viaggio ma un «pellegrinaggio». Una geografia sacrale, segnata dalla festa, con i suoi contorni rituali e sacrificali. Di questo si parlerà nel corso del convegno milanese, patrocinato, oltreché dalle case editrici già menzionate, da Cafè Boheme, Il Cervo Bianco, Edizioni Arktos, Edizioni Rebis, EreticaMente e Fondazione Julius Evola. «Festa della rivoluzione»? Certamente, ma anche «festa sacra della rivoluzione», restaurazione del tempo delle origini nel cuore dell’epoca moderna.

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