Indici azionari: gennaio può prevedere i trend dell’anno? Analisi storica dal 1920
In questo articolo, ci concentriamo su un fenomeno noto come il “barometro di gennaio”, un concetto secondo cui la performance del mercato azionario nel mese di gennaio possa fornire indicazioni significative sull’andamento del resto dell’anno. Si osserva comunemente che, se il mercato registra un andamento positivo durante gennaio, ciò potrebbe segnalare un anno favorevole, mentre una performance negativa potrebbe segnalare difficoltà nei mesi a venire. Attraverso l’analisi di oggi, valuteremo se questa teoria sia fondata e se esistano eventuali pattern da sfruttare. Per fare ciò, utilizzeremo come indice azionario il Dow Jones Industrial Average.
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L’indice azionario Dow Jones e il barometro di gennaio: analisi su oltre 100 anni di dati
Il Dow Jones Industrial Average ($INDU) è uno degli indici azionari con storico più lungo. Creato nel 1896 da Charles Dow, questo indice è stato ideato per riflettere l’andamento delle 30 più influenti aziende statunitensi, rappresentando un mix di diversi settori, tra cui tecnologia, finanza, beni di consumo e servizi.
Per il nostro studio sul barometro di gennaio, abbiamo scelto di utilizzare questo indice poiché abbiamo accesso ai suoi dati storici a partire dal 1920. Questa lunga serie di dati ci permette di analizzare in modo dettagliato le performance nel mese di gennaio e di identificare eventuali pattern ricorrenti.
Test con strategia di trading che compra dopo un gennaio positivo
Per il nostro studio sul barometro di gennaio, utilizzeremo un time frame mensile. La strategia prevede che di aprire una posizione long all’apertura della successiva barra mensile solo se il mese di gennaio chiude con una performance positiva. Le posizioni verranno chiuse all’apertura della barra di gennaio dell’anno successivo, poiché il nostro obiettivo è valutare l’andamento del mercato nel corso del resto dell’anno. In questo modo, possiamo osservare se una performance positiva in gennaio si traduce in rendimenti favorevoli nei mesi successivi.
Dedicheremo un capitale di 1.000.000 dollari per ogni operazione, a puro scopo accademico, considerando che l’indice attualmente vale circa 40.000 punti. Questo approccio ci consente di avere una maggiore granularità nelle posizioni e di gestire più efficacemente il capitale investito.
In Figura 1, è mostrato un esempio di questo tipo di trade, evidenziando i punti di ingresso e uscita secondo la nostra strategia.
Analizzando i risultati ottenuti, possiamo osservare che l’equity line, come mostrato in Figura 2, evidenzia una crescita complessiva, con un significativo drawdown nei primi anni di backtest, in corrispondenza della crisi del 1929. Nonostante questo iniziale ribasso, l’andamento successivo dell’equity line è stato costantemente positivo.
Dalla Total Trade Analysis, presentata in Figura 3, notiamo che l’average trade è di circa 70.000 dollari. Questo valore rappresenta il 7% del capitale dedicato a ogni operazione. Non si tratta di un risultato straordinario, ma è in linea con i rendimenti medi dei mercati azionari.
Controprova: test con strategia di trading che compra dopo un gennaio negativo
Con lo scopo di valutare ulteriormente la validità del barometro di gennaio, adottiamo la strategia di apertura della posizione in seguito a una performance negativa nel primo mese dell’anno.
Dall’equity line mostrata in Figura 4, possiamo notare che la performance è stata molto positiva nei primi anni del backtest, in particolare durante la crisi del 1929. Successivamente, l’equity line ha mostrato un andamento piuttosto piatto per un lungo periodo, prima di riprendersi negli anni più recenti.
Dalla Total Trade Analysis, riportata in Figura 5, notiamo che l’average trade è di 65.000 dollari, un valore tutto sommato simile a quello visto precedentemente. Questo suggerisce che, di fatto, la performance di gennaio non ha impattato in modo significativo le performance del mercato.
Analisi dei risultati: l’effetto degli outlier dovuti a eventi storici estremi
Nell’analisi dei risultati ottenuti, emerge chiaramente la presenza di valori anomali, o outlier, che possono influenzare la validità delle nostre conclusioni. Come mostrato nella Figura 6, relativa ai profitti e alle perdite del primo backtest, i dati evidenziano outlier significativi nei primi anni considerati, in corrispondenza di eventi storici estremi come la crisi del 1929. Questo pattern si ripete anche nel backtest con gennaio negativo, evidenziato nella Figura 7, dove gli outlier continuano a manifestarsi, suggerendo che i risultati di quei periodi potrebbero non essere rappresentativi delle normali condizioni di mercato.
Per ottenere dati più confrontabili e una valutazione più accurata della strategia, procediamo quindi concentrandoci sui risultati a partire dal 1940. Questa scelta ci permette di escludere gli outlier significativi e di analizzare le performance in un contesto di mercato più stabile.
Test con dati dal 1940: quanto è affidabile il barometro di gennaio?
Focalizzandoci sui risultati a partire dal 1940, possiamo osservare come la performance del barometro di gennaio si traduca in rendimenti medi significativi. Come mostrato nella Figura 8, quando gennaio chiude con una performance positiva, l’average trade risulta essere particolarmente interessante, registrando un valore di 95.000 dollari, equivalente a circa il 9,5% del capitale investito per ogni operazione. Questo dato suggerisce che un gennaio positivo è associato a rendimenti decisamente favorevoli nel corso dell’anno.
Al contrario, esaminando i risultati dopo un gennaio negativo, come illustrato nella Figura 9, la situazione cambia notevolmente. In questo caso, l’average trade si riduce drasticamente a 37.000 dollari, evidenziando un rendimento molto più modesto. Questi risultati confermano l’idea che la performance di gennaio possa avere un impatto significativo sui risultati dell’anno, rendendo evidente l’importanza di questo mese come indicatore delle tendenze future nel mercato azionario.
Conclusioni: gennaio è un indicatore affidabile dei trend degli indici azionari?
In conclusione, l’analisi condotta ha sottolineato l’importanza degli outlier e il loro impatto significativo sui risultati dei backtest. Eventi estremi come la crisi del 1929 hanno distorto le performance storiche, suggerendo che la loro inclusione nell’analisi potrebbe non essere ottimale. Escludendo questi valori anomali, abbiamo potuto ottenere una visione più chiara e realistica della validità del barometro di gennaio.
Tuttavia, la presenza di outlier ci offre anche ottimi spunti di riflessione. In una strategia priva di meccanismi di uscita, come gli stop loss, è fondamentale essere consapevoli del rischio di incorrere in perdite sostanziali in singole operazioni.
Infine, attraverso questo articolo, abbiamo dimostrato che il barometro di gennaio presenta interessanti opportunità di investimento, almeno così è stato a partire dal 1940. Sarà interessante osservare se questa tendenza si confermerà negli anni a venire. Per oggi è tutto!
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Alla prossima,
Andrea Unger