Commodity Channel Index (CCI): I test sul future dell’oro svelano risultati inaspettati
Quando si parla di analisi tecnica, spesso ci si concentra sui soliti indicatori: medie mobili, RSI, MACD e pochi altri. Ma si tratta in realtà di un mondo molto più ampio, e ogni tanto vale la pena esplorare strumenti meno popolari, ma non per questo meno interessanti. In questo articolo ci dedicheremo a uno di questi: il Commodity Channel Index, o CCI.
Per testarne il comportamento in modo quantitativo, lo applicheremo al future dell’oro, probabilmente il più rappresentativo nell’ambito delle materie prime, con un time frame di 60 minuti. Tale future è quotato al COMEX di New York e presenta una sessione di 23 ore: apre alle 18:00 (ora di New York) e chiude alle 17:00 del giorno successivo.
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Cos’è il Commodity Channel Index (CCI) e come funziona
Il Commodity Channel Index, conosciuto con la sigla CCI, è un oscillatore sviluppato da Donald Lambert alla fine degli anni ’70, pensato inizialmente per identificare cicli ricorrenti nel mercato delle materie prime. Oggi, nonostante il suo nome, viene utilizzato su una vasta gamma di strumenti finanziari.
Si tratta di uno strumento, come appena accennato, appartenente alla famiglia degli oscillatori, ovvero indicatori che misurano la distanza del prezzo rispetto a un valore medio. Nel caso del CCI, il punto di partenza è il cosiddetto “prezzo tipico”, calcolato come media tra massimo, minimo e chiusura della barra. Su questo si costruisce una media mobile semplice, e si calcola infine la deviazione media del prezzo tipico rispetto alla sua media. La formula finale divide la differenza tra prezzo tipico e media per 0,015 volte la deviazione media: una costante introdotta dall’ideatore di questo strumento per far sì che circa il 70-80% dei valori resti compreso tra -100 e +100.
Questa struttura rende il CCI particolarmente adatto a rilevare situazioni di eccesso, cioè quando il prezzo si allontana in modo marcato dalla propria media. Per questo motivo, possiamo iniziare testandone il comportamento in situazioni estreme, per capire se effettivamente restituisce segnali utili in quelle fasi.
CCI e approccio Mean Reverting: cosa succede sul future dell’oro
Per comprendere meglio come si comporta questo indicatore, abbiamo deciso di procedere con un test elementare. L’obiettivo è valutare in modo oggettivo l’efficacia del CCI applicato al future dell’oro su un time frame a 60 minuti, a partire dal 1° gennaio 2010. Il periodo di calcolo scelto per l’indicatore è 20, che corrisponde all’incirca a una giornata borsistica su questo time frame.
La logica della strategia è molto semplice: se il CCI incrocia dall’alto verso il basso il livello -100, si apre una posizione long; se successivamente l’indicatore incrocia a rialzo il valore 100, la posizione viene invertita (viene aperta una posizione short). Il sistema rimane quindi sempre a mercato, alternando fasi long e short in base all’oscillazione del CCI tra livelli estremi.
Per evitare che eventuali trade anomali influenzino in modo distorsivo i risultati, abbiamo introdotto uno stop loss e un take profit rispettivamente di 3.000 e 6.000 dollari per ogni operazione.
I risultati mostrati in Figura 2 parlano da soli, e in questo caso non c’è davvero molto da aggiungere. L’equity line evidenzia una costanza impressionante… nel perdere soldi. Dall’inizio del test, il sistema ha registrato una discesa praticamente ininterrotta, senza alcun segnale di ripresa, segno che la logica adottata, ovvero entrare long su eccessi verso il basso e short su eccessi verso l’alto, non solo non funziona, ma sembra fare esattamente il contrario di ciò che dovrebbe.
L’unica strada sensata davanti a una simile evidenza è invertire completamente le regole: aprire una posizione long quando il CCI supera a rialzo il livello 100 e aprirne una short quando scende sotto -100. Sarà questa la logica del test successivo, per capire se l’indicatore possa avere una sua validità in ottica opposta rispetto a quanto comunemente si pensa.
Strategia Trend Following con CCI: performance inattese sul future dell’oro
A questo punto, è bastato invertire la logica della strategia per ottenere un risultato completamente diverso. Come mostrato in Figura 3, l’equity line è chiaramente crescente, con un andamento solido. Dopo una fase centrale in cui la curva si è mossa lateralmente, il sistema si è ripreso, portando il net profit oltre i 300.000 dollari. Un risultato importante, soprattutto considerando la semplicità estrema della logica implementata.
Come evidenziato in Figura 4, però, l’average trade si attesta intorno agli 85 dollari. Non si tratta di un valore elevato, e sicuramente non è sufficiente per coprire costi operativi in un contesto reale.
Per questo motivo, nel prossimo capitolo ci concentreremo su come rendere le operazioni più efficienti, con l’obiettivo di aumentare la qualità dei segnali e migliorare la strategia nel suo complesso.
Ottimizzazione degli orari operativi e miglioramento delle performance
Una delle modifiche più semplici, e spesso più efficaci, che si possono applicare a una strategia è l’introduzione di una finestra temporale operativa. In pratica, si impone che il sistema possa aprire posizioni solo in una determinata fascia oraria, escludendo tutte le altre. È una scelta apparentemente banale, ma che può incidere molto sul comportamento del sistema.
Nella Figura 5 è riportato l’effetto dell’orario di inizio della finestra operativa. Abbiamo testato vari orari, e tra tutti spicca quello delle 20:00, che rappresenta il miglior risultato in termini di net profit. A quest’ora, inoltre, il mercato ha già “digerito” l’apertura del COMEX e l’eventuale volatilità iniziale si è assestata.
Nella Figura 6 abbiamo invece analizzato l’orario di fine della finestra operativa, mantenendo fisso l’inizio alle 20:00. Anche in questo caso sono state testate diverse opzioni e, tra tutte, l’orario delle 8:00 è emerso come il più interessante. Sebbene il net profit sia leggermente inferiore rispetto alla versione che opera fino alla chiusura della sessione, l’average trade incrementa notevolmente. Un miglioramento che rende la strategia più solida, poiché aumenta l’efficienza delle operazioni e riduce l’esposizione complessiva sul mercato.
Performance finali della strategia con il CCI: i numeri dopo l’ottimizzazione
A questo punto, dopo le ottimizzazioni effettuate, possiamo dire che la strategia è promettente. Come mostrato in Figura 7, l’equity line finale è ben costruita, con una crescita costante. Rimane ancora una fase centrale in cui l’andamento è più laterale, ma nel complesso il risultato è decisamente positivo. Il net profit complessivo supera i 290.000 dollari, un valore importante considerando la semplicità della logica implementata. Come evidenziato in Figura 8, anche l’average trade ha finalmente raggiunto un valore interessante, attestandosi intorno ai 145 dollari. Un livello che può ritenersi sufficientemente capiente per un’applicazione in live trading.
Un elemento da segnalare è la differenza tra il lato long e quello short: l’average trade long è più del doppio rispetto a quello short. Una differenza marcata, ma tutto sommato coerente, se si considera che nel periodo preso in esame il future sull’oro ha mostrato una tendenza di fondo rialzista.
CCI sul future dell’oro: cosa ci insegna questo backtest
Arrivati a questo punto dell’analisi, è naturale chiedersi se la strategia possa essere ulteriormente migliorata. La risposta è sì. Ci sono infatti diversi margini di intervento: si potrebbe affinare la gestione della posizione intervenendo sui livelli di stop loss e take profit, oppure valutare l’effetto di un diverso periodo di calcolo del CCI, per adattare meglio l’indicatore al comportamento del mercato.
Ma forse l’aspetto più curioso, e allo stesso tempo più istruttivo, di questo studio è che un indicatore originariamente pensato per individuare situazioni di eccesso abbia dato i suoi risultati migliori proprio quando utilizzato in senso opposto. In altre parole, sul future dell’oro il CCI sembra funzionare meglio quando viene impiegato per seguire la direzione del movimento, e non per anticiparne una potenziale inversione.
Un’osservazione che sottolinea, ancora una volta, quanto sia importante testare ogni idea e teoria di trading in modo oggettivo, senza dare nulla per scontato. E chissà che questa logica non possa funzionare anche su altri strumenti: a questo punto, non resta che provarla.
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Alla prossima,
Andrea Unger