Se la Chiesa chiude i porti agli elettori di Salvini
Le dichiarazioni del cardinal Camillo Ruini a Il Corriere della Sera hanno suscitato una serie di reazioni. I preti rossi, quelli pro accoglienza erga omnes, non vogliono che la Chiesa cattolica consideri Matteo Salvini, che è uno dei leader della coalizione maggioritaria nel Belpaese, un interlocutore valido. La porpora italiana ha banalmente detto quanto segue: “Ritengo abbia notevoli prospettive davanti a sé (riferito al vertice del Carroccio, ndr). Ha bisogno di maturare ma il dialogo con Salvini mi sembra doveroso“. Dalla mattinata di ieri ad oggi sono arrivate alcune dichiarazioni “esterrefatte” per via di questa apertura. Esterrefatto come pare sia, per stessa ammissione dell’interessato, lo stato d’animo di Padre Alex Zanotelli. Circola quindi un certo stupore, che è derivato dalla posizione espressa dall’alto ecclesiastico. Per quanto Ruini non sia affatto un sovranista. La verità è che il cardinale ha toccato un nervo scoperto: sono anni che il “fronte conservatore” degli ambienti ecclesiastici – è la definizione in uso – contesta la serrata dialettica tra centrosinistra ed istituzioni ecclesiastiche.
Un canale preferenziale, quello costruito attorno al cattolicesimo democratico di una parte del Partito Democratico e non solo, che non ha tuttavia impedito ai governi che si sono succeduti in questi ultimi anni di approvare leggi che intervengono sui “valori non negoziabili”. Provvedimenti che, ai tempi di Ruini, la Chiesa cattolica avrebbe bocciato, e magari osteggiato con le armi della dottrina e della cultura, senza se e senza ma. Per non parlare di quello che potrebbero mettere in campo i giallorossi adesso con la cosiddetta “piattaforma Cirinnà”, in specie dopo la sentenza della Consulta sul caso Cappato. Eppure c’è chi si scandalizza perché un ex presidente della Cei pensa che un partito, lo stesso che di media supera il 30% dei voti anche grazie ai consensi di tanti cattolici, possa essere parte in causa all’interno di un progetto di confronto. Insomma, la Chiesa cattolica deve dialogare con tutti, a patto che questi tutti la pensino in maniera sovrapponibile con la pastorale sui migranti. Altrimenti c’è una sola soluzione: porti chiusi. Il che – converrete – risulta un po’ dissonante.