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La partecipazione di Giovanni Lindo Ferretti alla kermesse di Atreju 2015 ha scatenato un vespaio di polemiche, attorno ad un artista che già da tempo fa storcere il naso alla sinistra ufficiale italiana per alcune sue posizioni non più ligie ai canoni del pensiero unico de sinistra, Dal suo dichiararsi cattolico alle preferenze elettorali verso il centrodestra fino al discorso di ieri, in cui il cantautore emiliano ha dichiarato senza problemi che è doveroso aiutare prima gli italiani rispetto agli immigrati.

Apriti cielo. In poco tempo uno dei musicisti più brillanti del panorama musicale nazionale del secondo dopoguerra viene travolto di critiche, esecrato, scaraventato giù dal pantheon degli idoli della sinistra italiana, a cui il socialismo reale (pure nel senso di vero) piace sempre meno, e che ad un Giovanni Lindo Ferretti preferisce i Jovanotti da Leopolda, i Fedez e i J-Ax. Un declino a tutto tondo, ironia della sorte rimproverato a Giovanni e che invece riguarda il degrado dapprima culturale e poi ideologico dell’ala progressista italiana. Ferretti lo conosciamo bene, conosciamo le sue idee e possiamo tranquillamente dire che di fronte alla pochezza di quelle dei suoi detrattori, le sue brillano come un diamante.

Un personaggio capace di spaziare da Mishima a Gheddafi, dall’Islam socialista alla cultura mediorientale, dalle influenze asiatiche fino al punk filo sovietico, in un percorso coerente con istanze mai abbandonate, istanze anti imperialiste, contrarie all’egemonia statunitense in Europa, contrarie alla NATO, al mondo globalizzato, all’Europa cameriera degli States. E’ normale che una sinistra nella quale tutto ciò non trova più spazio certe posizioni diventino scomode, ed è altrettanto normale che in un panorama politico in cui l’apice della rivoluzione morale parrebbero essere i matrimoni gay del Nobel per la pace Barack Obama, un pensatore come Ferretti non venga ringraziato bensì escluso da un circolo di idoli sempre più ridicolo ed autoreferenziale, un altarino di falsi santi e falsi eroi che spazia dalle rimembranze partigiane da festa dell’Unità alla lode acritica al sapore mariano di un Berlinguer, di un Napolitano, di un Ingrao o di altri “comunisti” col pallino per i viaggi transatlantici.

Nessuno di questi soloni si è mai chiesto perché oggi Ferretti trovi spazio ad Atreju, perché si faccia le foto con Giorgia Meloni, perché il suo “prima gli italiani” non trovi spazio a sinistra ma lo trovi invece a destra. Rispondo io, dicendo che la sinistra italiana non ha mai espresso posizioni coerentemente socialiste, anti imperialiste e identitarie. Con l’antifascismo da Circolo Mariuccia, con i diritti civili subentrati alla logica di classe, con l’abbandono della lotta contro il capitale in favore della lotta per il capitale, con i viaggi di Napolitano in pellegrinaggio verso gli USA, con gli ombrelli NATO, la sinistra è da decenni la prima baciapile del mondo unipolare e globalizzato, del totalitarismo democratico e dei tiranni da operetta in salsa UE, dei devastanti esodi di interi popoli, come accade oggi nel Mediterraneo. Lindo Ferretti invece non ha cambiato alcuna posizione, è rimasto fedele ai suoi ideali di sempre, e del Mediterraneo non ha mai cantato le sterili e raccapriccianti poesiuole sui migranti in arrivo da accogliere a tutti i costi, ma i suoi percorsi di autodeterminazione nazionale, le rivoluzioni socialiste, le melodie autoctone, i percorsi di emancipazione politica del mondo arabo e mediorientale, che oggi la wannabe-sinistra sacrifica all’altarino delle primavere arabe e dei loro esiti nefasti.

In un paese intelligente un artista deve avere il diritto di esprimere liberamente le proprie idee, i propri pensieri e le proprie inclinazioni senza vedersi attaccato da chi non è nemmeno capace di rendersi conto di cosa sia diventata oggi la sua area di riferimento, e di quali paraocchi sia stato dotato dal suo partitone falsamente comunista. Lindo Ferretti il paraocchi non lo indossa e non l’ha mai indossato, la sua maturazione personale e il suo incanutimento possono e devono coincidere con la gratitudine personale di ognuno di noi, che con le sue canzoni è cresciuto e che continua ad ascoltare con piacere. Del resto ce ne importa poco, ognuno ha gli idoli che si merita, e tra un Ingrao capace di apprezzare la bestiale uccisione di Gheddafi, un Prodi elargitore di aziende di stato, un Berlinguer da terza via e i Bersani prossimi e venturi, preferiamo di gran lunga un Giovanni Lindo Ferretti e la sua musica.

(Alessandro Catto)

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