08Giu 19
Immigrati molesti, ora basta.
Più immigrati che piccioni. All’ombra della “Madonnina”, invocata da Salvini con fervente preghiera, sono decine i Neri d’Africa che perseguitano turisti e passanti. Ti puntano, ti placcano e via con la solfa penosa: “Cugino, fratello… dai regalo, regalo… prendi, prendi… dai, dai… io fame, io mangiare.” Affibbiano ai poveri malcapitati qualsiasi cosa. Dai braccialetti portafortuna ai grani di mais per i piccioni; dalle foto istantanee agli ombrellini contro pioggia o sole; dai coloratissimi bastoni per i selfie ai piccoli elefanti dalla proboscide alzata. Un mercatino del nero (è proprio il caso di dirlo) fuori controllo. Tutto nella centralissima e civilissima Milano. Ma dove sono gli uomini in divisa di Beppe Sala? Lì, accanto. Eppure nessuno li controlla, nessuno li manda via. Nessuno li ferma. I migranti sono liberi come i piccioni, liberi di agire e importunare.
Ma come si guadagnano da vivere? Con l’elemosina? Vendendo un elefante qua e là? E quanto potrebbero racimolare al giorno? Venti, trenta, al massimo cinquanta euro (a nero, s’intende!!)? Questi soldi bastano per vivere nella grande e ricca Milano? No, non bastano! E allora come fanno a sfamarsi e, soprattutto, dove vivono? Molti di loro, quasi tutti, non hanno una casa, la strada è l’unica soluzione. E la strada, si sa, ti incattivisce.
Il ritrovo è la stazione centrale. Vietato passarci al calare del sole. La “mela reintegrata” è il simbolo della decadenza. Il simbolo di una integrazione fallita. Li vedi lì per terra, ubriachi e drogati, con vino cartonato e canne piene di erba. Molti la spacciano e fanno cassa. Altri, disperati, la usano. La polizia impotente osserva e rischia. Ingoia rospi amari e tenta, invano, di braccarli. Una pizza fuori controllo. E pensare che Sala, il sindaco PD anti Salvini, vorrebbe dedicare una targa commemorativa per celebrare i migranti arrivati negli ultimi anni a Milano. Una curiosità sindaco, cosa ci scriverà sopra?