Armiamoci e partite
È proprio il caso di dirlo: “armiamoci e partite”. Ma questa volta non siamo in una sceneggiatura di un film comico dei primi del novecento con Totò o Franco e Ciccio. Siamo nel 2022 e i versi del poeta Olindo Guerrini scritti nel 1897 sono ancora attuali. Oggi più di ieri.
«Ah, siete voi? Salute o ben pensanti,
In cui l’onor s’imbotta e si travasa;
Ma dite un po’, perché gridate “avanti!”
E poi restate a casa?
Perché, lungi dai colpi e dai conflitti,
Comodamente d’ingrassar soffrite,
Baritonando ai poveri coscritti
“Armiamoci e partite?”
Partite voi, se generoso il core
Sotto al pingue torace il ciel vi diede.
O Baiardi, è laggiù dove si muore
Che il coraggio si vede,
Non qui, tra le balorde zitellone,
Madri spartane di robuste prose,
Che chieggon morti per compor corone
D’alloro, ahi, non di rose!»
Scriveva il poeta. I tempi passano ma la storia si ripete. L’Italia partecipa alla guerra, ma da lontano. Molto lontano. Sta a casa e guarda. Si limita ad armare gli ucraini con mortai, lanciatori Stinger, mitragliatrici pesanti Browning , colpi browning, mitragliatrici leggere, lanciatori anticarro, colpi anticarro, razioni K, radio , elmetti e giubbotti. E attende. Forse la fine, ma è difficile sapere chi avrà la meglio. Intanto lo scalo polacco di Rzeszow Jasionka viene utilizzato in questi giorni per fare arrivare gli “aiuti” bellici a Kiev. Si parla di un gran viavai di aerei militari, compresi i nostri. Atterrano e scaricano centinaia di mortai e mitragliatrici così come i lanciatori, milioni di munizioni e migliaia di elmetti e giubbotti. Tutto quello che può servire per abbattere il nemico. Per neutralizzare i russi. Tutto il necessario per fare la guerra. Ma non sia mai, noi in guerra non ci siamo. Si sa, l’Italia la “ripudia”. Ma la fa. Solo per corrispondenza.