Sarà pure una “competizione sana e leale”, come ha detto Salvini, ma le volte in cui i due vicepremier si sono affrontati a muso duro scontrandosi pubblicamente adesso iniziano a essere tante. Divergenze, litigi, frecciatine. E cambi di rotta. Come quello sulla Tav, su cui il leghista ha aperto all’ipotesi referendum mal celando una sorta di subalternità sul tema rispetto a Di Maio. O come il dialogo con gli imprenditori che non è andato giù al grillino tanto da precisare: “I fatti si fanno al Mise“. Ma come dicevamo i casi sono numerosi.

viceDallo scontro infuocato sugli inceneritori al caos della “manina” con relativo scambio di accuse sulla provenienza politica del mandante dello sgarro sul testo del dl fiscale. E che dire delle Olimpiadi invernali? Il M5s sponsorizzava Torino, la Lega l’asse nordest. Salvini e Di Maio si sono scontrati poi anche sulle nomine Rai, sulle targhette identificative per la polizia, sul vincolo ai pagamenti in contanti fino alla questione della prescrizione e del peculato. Tra le liti più accese non vanno dimenticate poi quelle sul condono, sul censimento dei rom e sul caso Diciotti, con Salvini che ha picchiato duro contro il pm e con Di Maio che ha invitato a smorzare i toni e a rispettare la magistratura.

Dopo il caso Tav, ora il governo rischia di andare sotto un treno. E se i due continueranno a litigare non è scontato che possa regnare sempre la pace né è  escluso che possano fare la fine del Gatto e della Volpe: col primo che a furia di fingersi cieco era diventato cieco veramente e con il secondo costretto a vendere la sua bella coda al primo ambulante di turno.

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