La disfatta sul deficit
Da incendiari a pompieri. Spavaldi prima, remissivi dopo. La battaglia tra il governo e la Commissione Europea è durata due mesi e mezzo. E si è conclusa con una disfatta. Dal 2,4% sembra si sia arrivati a cedere fino al 2,04%. Con buona pace di proclami, minacce e rassicurazioni. La cronistoria di una sconfitta:
19 settembre
Di Maio: “Abbiamo bisogno di prendere un po’ di soldi dal deficit poi li ridaremo con la crescita”
20 settembre
Di Maio: “Non dobbiamo avere paura di sforare il 2% a meno che il 2% non sia diventato un tabù, però ce lo dovevamo dire prima”
21 settembre
Di Maio: “La maggior parte delle risorse arriverà dai tagli agli sprechi, se andranno a regime tra un anno e mezzo facciamo un po’ di deficit, tanto l’economia crescerà e poi rientriamo, lo hanno fatto tutti i Paesi che oggi stanno crescendo”.
23 settembre
Salvini: “La legge di bilancio? Una cosa è importante: che sia coraggiosa. Se lo sarà, e lo sarà, gli zero virgola di deficit in più non conteranno niente”.
24 settembre
Di Maio: “La Francia per finanziare la sua manovra economica farà un deficit del 2,8%. Siamo un Paese sovrano esattamente come la Francia. I soldi ci sono e si possono finalmente spendere a favore dei cittadini”.
25 settembre
Di Maio: “Per me non ha senso parlare solo di deficit. Si deve scommettere sulla crescita e dare risposte ai bisogni dei cittadini”
26 settembre
Di Maio: “Siamo ben consapevoli che ci sono equilibri finanziari e conti da tenere in ordine” ma la soglia del 2% “non è un tabu: “non è una sfida a fare deficit, ma a mantenere le promesse tenendo in ordine i conti e lasciando ai nostri figli e ai nostri nipoti un’Italia migliore”
29 settembre
Di Maio: “Questa manovra ripagherà il popolo italiano: negli anni scorsi quando si faceva deficit lo si faceva per finanziare salvataggi di banche ed aziende decotte”.
2 ottobre
Di Maio: “Questo 2,4 fa scalpore quando gli altri prima di noi hanno fatto tutto quello che volevano: ora ci criticano la manovra senza averla neppure letta, devo pensare che ci sia un pregiudizio. Con il 2,4% ci siamo detti: manteniamo l’impegno a non superare il 3% e non lo sfioriamo nemmeno”
5 ottobre
Di Maio: “Portare il rapporto Deficit/Pil al 2,4% è il numero che ci serviva per finanziare il superamento della Legge Fornero, il Reddito di Cittadinanza, la Pensione di Cittadinanza e i rimborsi ai truffati delle banche. Non è una sfida con l’Europa e non è uno sfizio, è semplicemente il numero che serviva per la Manovra del Popolo”.
7 ottobre
Di Maio: “Sapevamo che questa misura economica non sarebbe piaciuta, ma tra sei mesi questa Europa sarà finita”
9 ottobre
Di Maio: “Sul livello di deficit non si torna indietro”.
17 ottobre
“Qui nessuno vuole uscire dall’Europa o dall’euro ma se in passato altri paesi hanno fatto deficit anche noi abbiamo diritto di fare deficit per mettere in campo misure per ripagare gli italiani”.
20 ottobre
Di Maio: “A nome del governo smentisco che si sia pensato a una riduzione del deficit che resta al 2,4%. Se dovessimo ridurlo non avremmo la riforma alla Fornero, il reddito di cittadinanza”.
22 ottobre
Salvini: “Non torniamo indietro di mezzo centimetro”.
22 ottobre
Di Maio: “Con onestà intellettuale bisogna riconoscere che noi non abbiamo fatto il 2,4% di deficit. Il deficit partiva dal 2% quest’anno, tra i debiti che ci avevano lasciato i governi precedenti e gli aumenti delle tasse che abbiamo evitato. La più grande misura fatta in questa legge di bilancio è la sterilizzazione dell’Iva. Stiamo adottando il deficit al 2,4% con una regola che lo impone al 3%”.
9 novembre
Di Maio: “La garanzia che diamo è che il 2,4 è il termine massimo di deficit e saremo pronti a garantirlo e ad intervenire quando servirà nella legge di bilancio”.
26 novembre
Di Maio: “Come abbiamo detto il tema non sono i numeri ma i cittadini, gli obiettivi che ci siamo dati: quota 100 e il reddito di cittadinanza e i rimborsi ai truffati per le banche e il pacchetto imprese, sono misure da cui non possiamo prescindere. Se poi all’interno della contrattazione deve diminuire il deficit non è impartante, importante che non sia abbassi la platea che riceve quelle misure”.
27 novembre
Salvini: “Abbassare il numerino del deficit? “Non è un mio problema. Il Parlamento è sovrano, la parola fine sulla legge di bilancio non la dà il governo ma il Parlamento”.
29 novembre
Salvini: “Il governo sta pensando a un taglio più ampio del deficit, anche oltre lo 0,2%? “No, no”.
10 dicembre
Salvini: “Governo disposto a scendere sotto il 2,2% del rapporto deficit/Pil? Bado alla sostanza, non alla forma”.