I barbari padani se so’ presi Roma
I barbari padani hanno invaso le periferie e se so’ presi Roma. Non avranno conquistato il cuore, ma nelle arterie periferiche della Capitale il sangue che scorre è sempre più verde. I dati che emergono dall’analisi dei 15 municipi capitolini fotografano una realtà difficile da prevedere fino a qualche anno fa. Se alle scorse europee in via Bellerio si festeggiava per l’elezione di Mario Borghezio nella circoscrizione Centro, per la manifestazione a piazza del Popolo, per l’apertura della prima storica sede leghista nel quartiere dei Parioli e Salvini sbarcava nella capitale con la felpa con la scritta Roma, rigorosamente giallorossa, adesso la portata del successo raggiunge vette sconfinate.
“Se siete stanchi del ‘sinistro’ Ignazio Marino, stanchi di degrado, illegalità e campi rom, stanchi di vivere in una città sporca e insicura, vi aspetto, Roma merita di meglio”. Togliendo Marino, quello che Salvini affermava nei comizi di allora non è poi tanto diverso da quello che afferma oggi. Ed è proprio grazie a parole d’ordine come sicurezza e legalità che Salvini è riuscito a dar voce alle richieste di aiuto e alla domanda elettorale delle periferie e delle borgate. In una parola solo: il popolo.
Quel popolo da anni bistrattato e considerato margine della società e per questo obbligato a voltare le spalle alle sinistre istituzionali, quelle che nel 19esimo secolo raccoglieva i consensi del proletariato (o delle “classi subalterne” per usare il linguaggio del salottismo radical chic di Gad Lerner) e che da un paio d’anni a questa parte si è schierato verso quei partiti anti-casta e maggiormente radicate sulle piazze. Che siano virtuali o territoriali poco importa. Conta la presenza. Esserci o darne la parvenza. Il rovescio della medaglia è pericoloso e ben conosciuto soprattutto al Movimento 5 Stelle che a Roma ha perso una valanga di consensi. Consensi finiti nell’astensionismo? Per nulla. Consensi finiti nelle sacche della Lega. Sì, quella Lega le cui radici vibravano vigorosamente contro la “Capitale ladrona”, quella Lega che col suo leader ha semplicemente risposto alle istanze della gente veicolando un messaggio più tangibile e concreto.
La politica è matematica. E i numeri parlano chiaro. Nel Municipio IV, quello di Casal Bruciato finito alle recenti cronache perché la sindaca Raggi ha difeso l’ingresso di una famiglia rom in una casa popolare, la Lega è passata dall’1,26% del 2014 al 26,7% del 2019 staccando di 6 punti i grillini e posizionandosi a nemmeno 2 punti percentuali dal Pd che cinque anni prima aveva fatto il 44%. Nel Municipio X, quello di Ostia, il feudo grillino è diventato leghista. Il partito di Salvini ha preso il 29,2%, primo partito staccando di sei punti sia Pd sia M5s. E quanto aveva preso la Lega nel 2014? l’1,24%. Nelle precedente tornate elettorale europea in tutti i municipi i numeri della Lega non arrivavano al 2%. Dopo cinque anni non c’è un municipio che non abbia preso almeno il 19% con punte massime del 36,7%, come è avvenuto nella periferia di Tor Bella Monaca, Municipio 6. Non è un’invasione barbarica questa?
Se si guardano poi i risultati dei municipi alle elezioni comunali del 2016 la solfa non cambia. All’epoca la Lega aveva ottenuto consensi per una forbice che andava dal 2,3% al 3,9%. Nel quartiere più multietnico di Roma, al Prenestino, Municipio V, la Lega ha preso il 29,6% piazzandosi in testa.
Nel Municipio XIII, quello del quartiere Aurelio, Trionfale, Primavalle, il Carroccio ha preso la stessa precentuale del Pd, il 28%, arrivando secondo per soli mille voti.
Nel Municipio XV, quello di Tor di Quinto, la Lega è primo partito col 28%. Insomma, la Lega ha conquistato i quartieri popolari. Quel popolo che la sinistra ha snobbato e che è stato deluso dalla presunta vicinanza dei grillini adesso si affida a Salvini. Da base elettorale della galassia post-marxista, secondo la sinistra, il nuovo proletariato si è trasformato in una categoria considerata reazionaria, provinciale, becera, oscurantista, analfabeta. Nei fenomeni populisti, “l’autorità carismatica” (per dirla alla Weber) non è altro che un ventricolo del popolo, che non prova ad apparire come una persona straordinaria che sta sopra alla gente comune, come un salvatore, bensì si rapporta costantemente con i suoi elettori e si propone come interprete unico della loro volontà parlando la lingua del popolo. È quello che sta facendo Salvini ed è quello che la sinistra ha smesso da tempo di fare abbandonandosi all’idea che il nuovo proletariato si sia improvvisamente trasformato in una categoria considerata reazionaria, provinciale, becera, oscurantista, analfabeta. E quindi non degna di considerazione. Ora i barbari hanno conquistato Roma. Ma chi sono davvero i barbari?