Chi di manette ferisce, di manette perisce
Marcello De Vito, Movimento 5 Stelle, è innocente fino a prova contraria, e chiunque sia contrario a questo principio non vive nel 21esimo secolo ma nell’alto Medioevo. A dire la verità questo principio non è neanche vagamente accettato dai Cinque Stelle, che si sono dimostrati pronti ad imppicare chiunque in pubblica piazza anche per un semplice avviso di garanzia. Tradizione ereditata dalla sinistra manettara.
Adesso che uno di loro è finito sul patibolo e non per una stupidaggine, ma per corruzione, c’è da sperare che De Vito ne esca pulito, c’è da essere garantisti fino all’ultimo, e di evitare di agire come dei lupi che mangiano delle carcasse morte. In poche parole, non dobbiamo comportarci come i pentastellati, sempre pronti con il cappio in mano e con la ghigliottina insanguinata.
Che sia da monito per gli sbruffoni, che sia da monito a quel signore della politica che si chiama Giarrusso, che faaceva il segno delle manette agli avversari politici. Mai come oggi la poesia di John Donne è attuale: per chi suona la campana? Ieri per i partiti tradizionali, oggi per i duri e puri dei 5 Stelle.
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