La situazione dell’ex ILVA è tragica, con migliaia di posti di lavoro in bilico nel solo sito tarantino e altri migliaia a rischio in altri stabilimenti e nell’indotto. La situazione è grave, e la cronistoria del dramma ILVA l’ha raccontata bene ieri Carlo Calenda, ospite dal nostro Nicola Porro. Il gruppo franco-indiano ArcelorMittal e le parti sociali e governative avevano messo le carte in tavola: più di un miliardo per la bonifica ambientale messi da ArcelorMittal e nessun licenziamento fino al 2023, previo scudo penale per evitare che la magistratura mandasse avvisi di garanzia a raffica. Si, perchè sarebbe successo esattamente questo: durante il periodo di bonifica, l’acciaieria tarantina sarebbe stata ancora tecnicamente non in regola con le normative ambientali, e per questo passibile di procedimento giudiziario da parte di solerti magistrati in cerca di gloria. Il punto, e lo capirebbe anche un bimbo di due anni, è che se tu mi apri indagini per danno ambientale mentre io privato metto miliardi per far fronte proprio a quel danno ambientale, non si va da nessuna parte. E giustamente, dopo l’abolizione dello scudo penale sul management di ArcelorMittal, tutta la produzione si è fermata, perchè nessuno vuole finire in pasto alla giustizia italiana. Capite bene in che razza di cortocircuito è si è messo il governo giallorosso? Capite l’imbarazzo del PD e di Renzi, che nel 2012 avevano votato lo scudo penale e ora lo levano con nonchalance? Ora Di Maio si imbambola, Zingaretti si incespica e Renzi va alla ricerca di altri fantomatici compratori esteri. Una fiera dell’idiozia, ca va sans dire.

Comunque, concentriamoci sul perchè questo governo è arrivato a questo disastro già scritto. Io direi che ci sono due cause, una di medio-corto termine e un’altra di lungo periodo. La chiusura dell’ex ILVA è una roba chiaramente additabile al M5S ed in particolare all’ex ministro per il Sud (sic) Barbara Lezzi, che ha chiare ambizioni politiche in Puglia. L’obiettivo di questa vispa ed incosciente politica è sempre stato quello di chiudere l’ILVA e riassorbire tutti i dipendenti attraverso fantomatici investimenti pubblici in non si sa cosa. Di Maio e Patuanelli, insieme a Conte, Renzi e Zingaretti, le hanno regalato un’ILVA chiusa, 10mila operai pronti ad andare a spasso e al massimo pronti a ricevere il reddito di cittadinanza. Un “capolavoro” politico su cui migliaia di famiglie tarantine e non piangeranno lacrime amare.

L’analisi di lungo termine invece ci fa capire in che direzione va questo governo: smantellamente progressivo del tessuto industriale italiano (vedi anche plastic tax) per sostituirlo con non si sa cosa. Servizi? Turismo? Start up? Industria eco-bio sostenibile? Boh, chi lo sa. Sta di fatto che mentre i deus ex machina romani ci pensano, l’ex ILVA chiude i battenti e non si vede una Silicon Valley made in Italy arrivare.

 

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