Sono passati solo pochi giorni dalla chiusura delle urne in Germania, e qualsiasi coalizione “colorata” verra fuori dal responso delle urne, ciò che appare chiara è la sconfitta senza appelli della Merkel e della CDU/CSU. Ne ho parlato con Marco Zanni, europarlamentare della Lega e presidente del gruppo Identità e Democrazia.

Cosa ci dicono i numeri delle elezioni tedesche?

La realtà impietosa dei numeri, che lascia in prima linea l’Spd di Olaf Scholz nel tentativo di formare un nuovo governo in cui non mancherà la presenza forte dei Verdi su temi e iniziative politiche, deve suscitare un ragionamento profondo all’interno del partito guidato per oltre un decennio da Angela Merkel.

Quale è secondo lei il motivo del tracollo democristiano?

La Cdu ha pagato con il risultato modesto delle urne il suo spostamento verso il centrosinistra, spesso con atteggiamenti di subalternità all’agenda promossa dalle sinistre, cosa che purtroppo avviene costantemente da tempo anche nel Ppe al Parlamento europeo. A Berlino, come a Bruxelles, abbiamo assistito a una ritirata sulle battaglie tradizionali, da parte delle forze che invece dovrebbero difendere certi valori conservatori, in favore di un appiattimento sulle idee di sinistra e verdi. Cui prodest? Elettori, imprese e lavoratori si sono sentiti traditi da questa inversione di tendenza e hanno dimostrato con lo scarso consenso elettorale la percezione di un vuoto di rappresentanza.

Quali le conseguenze per il centrodestra europeo?

L’unica soluzione per rimettere insieme i pezzi di un’identità che è andata perduta, sia per la Cdu che per il Ppe a Bruxelles, è tornare a mettere al centro delle politiche il lavoro, le imprese e i cittadini, ripristinando un tessuto di valori comuni da cui le scelte politiche sbagliate hanno allontanato il centrodestra tedesco. Molti commentatori stanno utilizzando l’esito del voto in Germania per ritirare fuori il tema della presunta perdita del consenso per le forze cosiddette “populiste”. Mai nulla di più falso: oggi più che mai i cittadini europei hanno bisogno che si torni a parlare di un’Europa dei popoli e delle nazioni. Il caso tedesco è l’emblema di come l’omologazione a un apparato europeo burocratico e centrista non paghi.

 

Ne ho parlato anche in questo podcast 👇

Ascolta “Ep. 86 – Il merkelismo è finito, il centrodestra moderato e fighetto è finito” su Spreaker.

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