On. Carloni: “L’UE deve cambiare atteggiamento verso l’agricoltura italiana”
Oggi, speciale intervista all’On. Mirco Carloni, deputato della Lega che presiede la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.
On. Carloni, lei siede come presidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati. Con l’avvento del mondo digitale e delle cosiddette “nuove professioni” nel settore del terziario avanzato, l’agricoltura sembrerebbe perdere sempre più il ruolo di centralità, una cosa per pochi, magari anche più anziani. Per quale motivo questa visione è sbagliata?
Ci sono evidenti segnali, seppur altalenanti, che fanno ben sperare per l’agricoltura. Molto buono l’andamento dell’agrifood che si conferma primo settore dell’economia italiana nonostante le grandi difficoltà incontrate. Ricordiamoci l’ottima capacità di reazione dimostrata dinnanzi ad eventi pesantissimi quali la pandemia, gli effetti della crisi climatica e l’impennata dei costi energetici. I giovani rappresentano un investimento importante per il futuro dell’intero settore. Il ricambio generazionale è essenziale per apportare nuove idee e quindi innovazione. Il modo di fare agricoltura è cambiato nel tempo e questa trasformazione è in divenire, l’apporto di nuove tecnologie non è esclusivo del mondo della manifattura infatti anche nell’ambito delle coltivazioni o dell’allevamento vi sono stati profondi mutamenti.
Il mondo dell’agricoltura e quello dei giovani non sono mai stati così vicini come oggi. In questo anno come presidente, cosa si è fatto per favorire i giovani imprenditori?
Per i giovani la strada da percorrere nel mondo agricolo è lastricata da una serie di difficoltà sia sotto il profilo creditizio che burocratico come, ad esempio, i vincoli di accesso all’utilizzo dei terreni sia per gli elevati prezzi della terra coltivabile, nonché dei costi iniziali degli impianti, dell’impiego di manodopera qualificata e di una legislazione farraginosa. Inoltre, i tempi legati alla ciclicità delle produzioni e degli agenti atmosferici, soprattutto negli ultimi anni poco prevedibili, spesso non sono compatibili con i tempi di gestione dei bandi e dei finanziamenti dedicati. Tutto ciò non agevola quei giovani imprenditori agricoli competenti e aperti all’innovazione, che con passione hanno creduto e investito. Per questo ho presentato una proposta di legge per giungere ad un sistema di norme nazionali che, in complementarità con quelle europee, forniscano uno strumento tangibile di vicinanza e supporto alla nostra “gioventù agricola”. Misure concrete, quindi, che permettano ad un giovane non solo di avviare un’impresa, ma anche di rimanere a lungo nel settore.
In ottica di elezioni europee, quanto le folli regole europee sulla cosiddetta “transizione green” rischiano di intaccare le nostre eccellenze agricole? Quali altre euro follie mettono a rischio il nostro comparto e cosa sta facendo il Governo e la commissione che presiede per contrastarle?
Recentemente la Commissione Agricoltura della Camera dei deputati ha espresso una valutazione negativa sulla comunicazione della Commissione europea recante il “Piano d’azione dell’UE: proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente” che prevedeva limitazioni per la pesca, attraverso l’introduzione di restrizioni sulle zone di pesca, già fortemente limitate per la pesca a strascico intesa quale maggiore minaccia per le specie marine e la maggiore causa di riduzione degli stock marini, nonché l’aumento della tassazione per i combustibili, senza dare valide alternative. L’etichettatura imposta dall’Ue a vino e birra, ritenuti nocivi per la salute, che è figlia di una politica ideologica che mina la tradizione enogastronomica italiana. Un buon bicchiere di rosso fa parte della dieta mediterranea e non si può mettere a rischio un settore fondamentale del nostro paese. La deroga UE, ottenuta, sulla taglia minima per la pesca delle vongole nell’Adriatico, che scatterà per altri tre anni è stato un risultato importante per la marineria italiana e tutti gli operatori del settore.
Oppure provvedimenti come il Nutri Score che ho definito come una ipocrita guerra contro i prodotti italiani mascherata dalla tutela della salute. Ecco, contro queste misure, ritengo sia necessario un cambio di atteggiamento da parte dell’Europa. I prodotti agricoli sono espressione di identità culturali che non debbono essere annullate ma anzi valorizzate e questi prodotti debbono essere messi in concorrenza tra loro.