La “rivoluzione” green perde pezzi: è ora di darle il colpo di grazia con Trump!
Sembrava che fossero le “magnifiche sorti e progressive”, le politiche green in Europa. Il ban ai motori termici nel 2035 sembrava ormai cosa fatta, la transizione dell’automotive verso l’elettrico (pagata in parte con i soldi dei contribuenti europei) sembrava ormai in dirittura d’arrivo. La Germania poi ha spento le centrali nucleari, e sembrava andare tutto bene. Poi, ops, è arrivata la guerra In Ucraina, e l’embargo su gas e petrolio russo ci ha fatto riscoprire ancora affamati e assetati di combustibili fossili: nel momento di massimo bisogno, ci siamo accorti che forse scommettere tutto sulle pale eoliche non è stato un grande business, e che primum vivere, deinde philosophari. C’è stata la corsa al gas americano, qatariota e azero, e i buoni sentimenti green già iniziavano a vacillare in quel momento.
Però, la questione più gustosa è sicuramente quella del ban ai motori termici entro il 2035. A chiunque mi abbia mai chiesto un’opinione su questo ban così assurdo, io ho sempre risposto che la macchina del futuro sarebbe andata ancora a diesel e benzina, e che per abbattere quel ban, su cui la Lega (il mio partito) si era mobilitata in massa, sarebbe bastata la realtà dei conti in rosso delle case automobilistiche. E’ brutto avere sempre ragione, e purtroppo su queste cose mi piace vincere facile, ma detto fatto: le case automobilistiche non ce la fanno a vendere le loro macchine a pile, e Wolkswagen per la prima volta nella sua storia chiude stabilimenti in Germania, e Stellantis non se la passa bene. Ora, ma serviva un genio per capire che un approccio top-down e anti mercato avrebbe distrutto l’industria automobilistica europea, a vantaggio di quella cinese? Le elettriche non vendono, e le poche che si vendono sono cinesi, poichè più economiche. Se invece di seguire le statolatrie green, i burocrati europei avessero lasciato decidere alle singole persone cose comprare e perchè, ora non saremmo in questa situazione: crisi profonda automotive e e immensi capitali spesi per una transizione elettrica dalla quale bisognerà gioco forza tornare indietro, con altri inutili costi, in una spirale di spesa pubblica senza fine. Il nostro paese, con il governo di cdx, è stato uno dei pochi ad essere particolarmente vocale contro il ban, inascoltati. Ora gli euroburocrati si stanno accorgendo dell’errore madornale e vogliono tornare indietro: ma guarda un po’?
Poi c’è il discorso nucleare. I tedeschi hanno spento le loro centrali per riaccendere subito dopo quelle a carbone: l’ambiente ringrazia sentitamente per questo switch. Ora, è notizia di pochi giorni fa che alcune delle più importanti banche d’affari del mondo si impegneranno a mettere soldi su investimenti nel nucleare, che prima erano difficoltosi perchè non conformi alle regole ESG. Questa è una notizia fondamentale, che smonta un altro mattoncino dell’ideologia green.
Tutti i nodi stanno venendo al pettine, e onestamente manca solo l’elezione di DJ Trump per far cadere definitivamente il castello di carta e, sperare, di salvare anche l’Europa da questo delirio.