dux

Il 29 maggio inaugurerà al museo Musa di Salò la mostra “Il culto di Benito Mussolini” curata da Giordano Bruno Guerri – storico, saggista e presidente del Vittoriale degli Italiani, la straordinaria residenza di D’Annunzio a Gardone Rivera – e con impeccabile puntualità si sono scatenate polemiche, proposte di boicottaggio e gesti di indignazione per una mostra rea – secondo i detrattori – di inneggiare al fascismo.

Lo stesso genere di polemiche scaturite qualche mese fa quando il governo aveva annunciato di voler erogare un contributo di due milioni di euro per la realizzazione del Museo del fascismo a Predappio.

Le proposte di sbianchettare il periodo fascista avvengono con ciclicità, lo scorso anno suscitò polemiche la proposta del Presidente della Camera Boldrini di cancellare la scritta Dux dall’obelisco del foro italico a Roma.

Critiche che nascono da un presupposto sbagliato: la storia, ci piaccia o no, non si cancella. Non si cancellano i milioni di morti causati dalle guerre, non si cancellano le pulizie etniche avvenute in più parti del mondo, non si cancellano i campi di concentramento né i gulag. Soprattutto non si possono eliminare o fingere che non siano esistiti più di vent’anni di storia italiana ed è dovere di uno Stato democratico ricordare il proprio passato. È importante però che questo ricordo avvenga in modo non solo oggettivo ma rigoroso attraverso mostre e musei sul periodo fascista realizzate seguendo criteri scientifici e affidandosi a comitati scientifici di esperti in grado di proporre iniziative di indiscutibile valore storico.

Nel momento in cui si cade nel tranello delle rievocazioni nostalgiche o apologetiche e ci si allontana dall’analisi dei fatti storici per dare adito a interpretazioni prive di fondamenti scientifici, si offre un facile assist a critiche e proteste, un rischio che non si può correre in paese dalla memoria corta come l’Italia.

@francescogiub

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