Salvini lancia il partito della nazione
Matteo Salvini sta realizzando il sogno di ogni politico italiano: dar vita al partito della nazione. Laddove Berlusconi ha fallito con il Pdl e Matteo Renzi non è riuscito con il Pd dopo le elezioni europee del 2014 in cui raggiunse il 40%, oggi Salvini sta lavorando alla creazione di un grande partito popolare e, sondaggi alla mano con la Lega quasi al 35%, ci sta riuscendo. Certo, un conto sono i sondaggi un altro i risultati elettorali ma, a giudicare dal consenso popolare che la Lega sta ottenendo testimoniato dalla manifestazione di Piazza del Popolo, la strada intrapresa sembra andare nella giusta direzione per un allargamento dell’elettorato della Lega e la realizzazione di un grande partito di massa.
Dopo aver realizzato il passaggio da un partito territoriale a una forza politica nazionale con l’apertura al sud Italia, oggi Salvini sta lavorando a una fase due che consiste nell’attrarre un elettorato che fino a pochi anni fa non avrebbe mai votato per la Lega. Consapevole dell’evanescenza delle forze moderate e della crisi della sinistra, Salvini cerca di erodere voti al centro ma al tempo stesso sta realizzando una vera e propria opa sul Movimento Cinque Stelle nel tentativo di intercettare la maggior parte del voto di protesta.
La manifestazione dell’8 dicembre rappresenta l’avvio simbolico di questo percorso, la presenza del tricolore in alternativa ad Alberto da Giussano, l’ormai definitivo superamento dei riti e della simbologia che caratterizzava la vecchia Lega sostituiti dalle nuove parole d’ordine come “Prima gli italiani!”, la scelta di Roma, testimoniano la nascita di una nuova Lega non più solo nazionale ma popolare, in quest’ottica appare naturale citare De Gasperi da parte di Salvini.
Un partito che affonda le proprie radici nell’identità italiana, dall’invito a salire sul palco ai cuochi vincitori del campionato del mondo di cucina, al ricordo della Vergine Maria nel giorno dell’Immacolata con una citazione del 1982 di San Giovanni Paolo II a sostegno del concetto dell’Europa dei popoli fondata sui valori del cristianesimo.
Ma è soprattutto nei toni utilizzati da Salvini che si percepisce il progetto di apertura a un elettorato più eterogeneo che fino ad oggi non guardava alla Lega come riferimento politico. Non più i toni alti che hanno storicamente caratterizzato la Lega ma espressioni più rassicuranti per la folla di “ragazzi e ragazzi, mamme, papà, nonni col sorriso e il volto scoperto” bilanciando l’anima di lotta con quella di governo e cercando al tempo stesso di galvanizzare la base e di rassicurare il ceto medio e la classe manageriale e imprenditoriale.
Il progetto di realizzare un grande movimento politico di massa e popolare dando così vita al partito della nazione passa anche dal superamento dell’etichetta di partito di destra attribuita alla Lega e dall’apertura a riferimenti culturali inusuali. In una recente intervista ad Andrea Scanzi e Luca Sommi su Nove, Matteo Salvini ha dichiarato: “Enrico Berlinguer? Mi piaceva molto, molto. Ogni tanto vado su YouTube a guardare non solo Berlinguer, anche Aldo Moro e Giorgio Almirante. Idee diverse, ma una passione che invidio” a testimonianza del carattere postideologico della Lega che punta ad attrarre un elettorato il più possibile eterogeneo.
In tal senso non è un caso che durante la manifestazione Salvini abbia citato Martin Luther King a testimonianza del carattere di “unione, amore e speranza” della piazza e non di odio.
Leitmotiv della politica della Lega, come sottolinea il sottosegretario Giorgetti nel suo discorso, è il buon senso, ciò che caratterizza la “gente normale” e la tutela del popolo poiché “non può esistere un governo senza la fiducia del popolo, non può esistere un governo con la fiducia dei mercati ma non del popolo”.
Un costante appellarsi al popolo da leggersi non più come un riferimento al populismo bensì alla volontà di accreditarsi come il partito del popolo italiano, il nuovo partito della nazione.