anziani

Nei giorni in cui sembrano arrivare i primi flebili ma costanti segnali di calo nel numero dei decessi a causa del coronavirus, continua ad essere sottovalutata l’emergenza che riguarda le categorie più deboli come anziani e disabili.

L’articolo che abbiamo pubblicato pochi giorni fa intitolato “L’emergenza coronavirus e i disabili dimenticati” ha portato a un’interrogazione parlamentare presentata dall’Onorevole Walter Rizetto “per chiedere immediate misure a tutela di coloro che sono tra i più fragili in questa emergenza”: “i genitori di minori disabili, travolti anche loro dalle misure restrittive del governo, sono in assenza di adeguate misure di sostegno anche rispetto all’improvvisa privazione delle attività di supporto domiciliare di strutture pubbliche e private”.

Nel testo si riportava la testimonianza di Andrea Pastore, padre di un un bambino disabile che raccontava le difficoltà che devono affrontare i disabili e le loro famiglie durante l’emergenza coronavirus. Il consigliere comunale di Udine (provincia in cui risiede la famiglia di Pastore) Luca Vidoni spiega la necessità di una politica vicina “alle fasce più deboli che molto spesso non sono abbastanza tutelate e vengono dimenticate. La questione dei cosiddetti ‘caregiver’ (familiari che si prendono cura dei disabili) dovrà essere affrontata al di là dell’emergenza. Questi lavoratori hanno bisogno di una legge ad ampio spettro che comprenda molti aspetti anche pensionistici e previdenziali”.

Diverso il caso di quanto avvenuto in Emilia Romagna che interessa un’altra categoria di persone fragili ma tra le più esposte a questa emergenza sanitaria: gli anziani.

Qualche giorno fa l’azienda Ausl Romagna ha inviato ai sanitari un documento con una serie di linee guida da seguire per l’emergenza Covid-19 tra cui le indicazioni all’accesso in terapia intensiva e alla ventilazione. Come racconta Enrico Castagnoli in un articolo, il documento dell’Ausl “rischia di condannare all’abbandono gli anziani e i pazienti più fragili. […] a causa della “sproporzione tra le necessità e le risorse disponibili”, “non verranno sottoposti a ventilazione artificiale invasiva né ricoverati in Rianimazione pazienti con almeno una delle seguenti caratteristiche”. Tra le categorie di persone elencate “ci sono gli anziani con più di 80 anni di età, oppure i pazienti tra 70 e 80 anni con comorbillità rilevanti, o ancora pazienti con patologie oncoematologiche attive, senza tuttavia specificarne la gravità né evidenziando le elevate possibilità di guarigione alla loro patologia o lungo sopravvivenza di questa categoria di pazienti”. Pur comprendendo le oggettive carenze delle risorse a disposizione dell’Ausl, è lecito domandarsi quanto sia eticamente corretto un comportamento di questo genere e diventa preoccupante se addirittura viene assunto a prassi attraverso linee guida nero su bianco.

Dopo qualche giorno l’Ausl ha rivisto il documento “al fine di correggere alcuni errori presenti” e nella nuova versione manca il paragrafo con i criteri d’accesso in terapia intensiva (in particolare le categorie di pazienti a cui non verrà concesso l’ingresso), rimane perciò il dubbio quali misure i medici debbano adottare.

Ulteriori interrogativi arrivano sempre dall’Emilia Romagna dove un gruppo di studio composto dall’ing. Michele Navacchia, dal dott. Antonio Belluzzi, dal dott. Marco Fabbri e dal Prof. Sergio Brasini, ha compiuto un’analisi comparativa sull’efficacia dell’uso dei tamponi in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ottenendo un risultato sconvolgente: “se in Lombardia ed in Emilia Romagna fosse stato eseguito lo stesso numero di tamponi del Veneto in relazione alla popolazione, sarebbe stato possibile ridurre il numero dei deceduti con un tasso più che proporzionale”.

L’analisi sottolinea l’importanza dei tamponi per contenere la pandemia e, utilizzando i dati del Ministero della Salute, pone seri interrogativi sulle modalità di gestione dell’emergenza sanitaria.

Si tratta di episodi che devono farci riflettere sul modello di società in cui vivamo: davvero è accettabile che un paese civile possa dimenticare le persone più deboli come anziani e disabili? Nei momenti di difficoltà si vede la capacità di uno stato di tutelare e salvaguardare la vita di chi è più fragile e, spiace dirlo, l’Italia sta perdendo questa sfida.

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