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Alla fine pace è fatta. Poche ore dopo il duro comunicato dell’Anpi contro il governo che in un primo momento sembrava aver vietato la partecipazione dei rappresentanti dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia alle celebrazioni per la Festa della Liberazione a causa delle misure restrittive in vigore per il Covid-19, è arrivata la rettifica di Palazzo Chigi che dà il via libera “in forme compatibili con l’attuale situazione di emergenza”.

In un primo momento l’Anpi ha parlato di misure “inaccettabili” che consentivano la partecipazione alle celebrazioni solo da parte del Prefetto, del Questore e dei sindaci. La posizione dell’associazione era stata irremovibile: “in ogni caso l’Anpi parteciperà alle celebrazioni” per “dare il nostro contributo affinché da questa pandemia l’Italia e gli italiani possano uscire migliori, più solidali e sereni. Non accetteremo mai però che, con la scusa del contenimento del contagio, si operi per cancellare la memoria democratica del nostro Paese”.

La conclusione del comunicato è stata tranchant: “rifiuteremo sempre ogni tentativo di negare il valore della Resistenza e non accetteremo mai di essere esclusi dalle celebrazioni del 25 aprile”.

La risposta del governo non si è fatta attendere precisando che la precedente circolare inviata “non esclude in alcun modo l’Anpi dalle celebrazioni del 25 Aprile” ed anzi autorizza la partecipazione dei rappresentanti delle associazioni “in forme compatibili con l’attuale situazione di emergenza”.

Una scelta legittima da parte dell’esecutivo di Conte a cui dovrebbe seguire una seconda decisione: consentire ai fedeli di tornare a partecipare alla messa in Chiesa. Sarebbe un gesto importante anche per ricordare il contributo dei partigiani bianchi e cattolici alla resistenza, oltre che un piccolo segnale di ritorno alla normalità, sempre nell’imprescindibile rispetto delle norme di sicurezza. Nel comunicato il governo ha sottolineato l’importanza di ricordare il 25 aprile nella “consapevolezza del valore che questo anniversario ricopre per l’Italia”; la religione cattolica ha un valore innegabile nella formazione della coscienza e dell’identità nazionale ed è perciò allo stesso modo giusto che i fedeli possano tornare a pregare in Chiesa rispettando le “forme compatibili con l’attuale situazione di emergenza”.

Riaprire le Chiese alle funzioni religiose per i fedeli il 25 aprile, avrebbe un importante valore simbolico e contribuirrebbe ad essere un momento di unità, di speranza e di democrazia sottolineando l’importanza della libertà di culto sancita dalla nostra costituzione.

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