imagocrazia

La capacità di analizzare la nostra epoca in modo lucido e al tempo stesso profondo, è una dote rara nel contesto culturale italiano dove spopolano commentatori improvvisati, analisti da social network e giornalisti della domenica. Traspare così una superficialità diffusa, frutto di uno scarso approfondimento delle questioni e di una base culturale tutt’altro che solida ma anzi pressoché assente. Poche sono le eccezioni che spiccano per la capacità di andare nel profondo delle questioni, rispondendo alle domande che la contemporaneità ci pone ma al tempo stesso stimolando interrogativi e riflessioni. È questa la sensazione che si ha leggendo l’ultimo libro del sociologo Guerino Nuccio Bovalino Imagocrazia. Miti, immaginari e politiche del tempo presente che osserva con uno sguardo lucido la politica attuale non limitando la sua analisi all’odierno ma ricercando al tempo stesso parallelismi e collegamenti con il passato.

In tal senso, se nelle civiltà tradizionali e nel recente passato il mito, la religione e le ideologie fornivano un significato all’esistenza degli individui e delle comunità, oggi i media e gli immaginari da essi scaturiti (da qui il titolo Imagocrazia) svolgono questa funzione di cui la politica si alimenta diventando essa stessa una imagocrazia. È l’attualizzazione della società dello spettacolo di Guy Debord che non si limita solo al contesto sociale ma assume una valenza politica diventando perciò più pervasiva. Da qui il fallimento della politica che non è più in grado di influenzare il corso degli eventi ma li subisce con una pericolosa deriva, non più il trionfo dell’economico sul politico come teorizzava Marx ma qualcosa di successivo, una postmodernità in cui è l’immagine (e non il contenuto) a trionfare. Nuccio Bovalino inquadra il superamento dei concetti di destra e sinistra e la post politica che supera le ideologie declinandola in tre diversi immaginari: prometeico, ovvero le utopie digitali e i leader messianici; dionisiaco, costituito dai barbari della rete e orfico che rappresenta chi auspica un ritorno alla sovranità, al confine e all’identità. Nelle pagine di Imagocrazia riecheggia una critica alla modernità che porterebbe ad ascrivere il libro nella letteratura pessimista se non fosse per il finale che, come annota Alberto Abruzzese, lascia spazio alla speranza e al riscatto umano.

L’autore riprende la teoria del sociologo Marshall McLuhan sull’influenza dei media che è estremizzata dopo l’avvento di internet e in particolare nell’epoca dei social network. La politica diventa perciò uno strumento di seduzione basata su dei simboli che sollecitano la parte irrazionale dell’elettore (in gergo “la pancia”), facendo del marketing e della comunicazione la base dell’agire politico. I contenuti passano perciò in secondo piano, gli slogan assumono una centralità sempre più marcata nel contesto politico ma al tempo stesso il consenso diventa liquido, aleatorio e passeggero.

L’imagocrazia ha assunto con il passare degli anni una pervasività sempre più evidente, dall’utilizzo delle televisioni da parte di Berlusconi che negli anni Novanta rivoluzionarono la politica, alla videocrazia del Movimento 5 Stelle, fino all’uso quotidiano dei social network ai nostri giorni, portando anche il linguaggio a evolversi di conseguenza.

La triade del mito di Prometeo, di Dioniso e di Orfeo, diventa la lente da cui osservare il mondo. Se il mito di Prometeo rappresenta “l’aristocrazia digitale” di Zuckerberg, Bezos, Bill Gates, fautori di una nuova modalità di abitare il mondo, a questa visione si oppone il mito di Dioniso in cui il soggetto è in balia dei propri desideri attraverso le nuove tecnologie che portano a sviluppare una relazione emotiva e passionale tra i singoli individui. Infine c’è il mito di Orfeo che si basa sulla nostalgia, criticando “l’isterismo progressista e il nichilismo dionisiaco” e auspicando un recupero dei temi della famiglia, della religione e dell’identità. Il mito orfico dà origine al populismo digitale che contrasta le forme progressiste e diventa strumento per spiegare la pervasività delle forze sovraniste nel web.

Il carattere post-ideologico dell’epoca contemporanea della post-politica descritta da Nuccio Bovalino, si potrà perciò superare solo con un ritorno alle idee e ai valori che la politica delle immagini, degli slogan e tarata sull’odiernità, sembra aver smarrito.

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