L’eccellenza italiana di Angelo Inglese, il sarto del Principe William e di Trump
A Ginosa, sul primo gradino delle falde meridionali della Murgia tarantina, a pochi minuti dalle millenarie gravine, si trova la bottega sartoriale di Angelo Inglese, un’eccellenza pugliese e italiana che ha vestito principi, primi ministri, presidenti e personalità in tutto il mondo. Dal Principe William a Trump, da Matteo Renzi a Vittorio Sgarbi, i potenti della terra e alcuni dei volti più noti nel nostro paese indossano le camicie e gli abiti confezionati da questo maestro della sartoria che porta avanti una tradizione di famiglia iniziata nel 1955. Tradizione che si unisce alla capacità di innovare e al coraggio di sperimentare di Angelo Inglese che ha saputo, partendo da Ginosa, esportare italianità nel mondo senza mai dimenticare le proprie origini ma con una visione tanto rara quanto lungimirante. La sartoria Inglese è l’emblema della moda italiana, non una grande griffe che ha perso l’autenticità e l’artigianalità che rende i capi unici ed esclusivi, quanto un’azienda di famiglia che continua a perpetrare una conoscenza e i segreti della manualità che solo una lunga tradizione ed esperienza portano con sé. Parlando con Inglese, rivendica orgogliosamente il ruolo dell’artigiano, la cura dei passaggi nella realizzazione dei prodotti sartoriali, la scelta dei materiali che è un elemento fondamentale, così come l’attenzione a dettagli, dalle camicie ai foulard, dagli abiti alle pochette ricamate a mano. Nulla è lasciato al caso nel nome di una storia e di una tradizione che deve essere difesa e celebrata in ogni prodotto: “dall’uso del metodo dell’uncinetto al ricamo, alla scelta dei materiali locali, ogni capo ha il profumo delle piante spontanee delle nostre gravine”.
Eppure non mancano le difficoltà per una sistema-Italia che non sempre riesce a valorizzare le proprie eccellenze, dal crollo di Via Matrice, strada fondamentale per collegare la parte antica di Ginosa in cui Inglese aveva investito in un’iniziativa che univa la sartoria alla valorizzazione del territorio, chiusa per ben otto anni per un cedimento, costringendo ad abbandonare un progetto di sviluppo di cui avrebbe usufruito l’intera comunità ginosina.
Così come un preconcetto duro a morire nel nostro paese che non tiene in sufficiente considerazione la professione di artigiano che rischia invece di perdersi impoverendo non solo il nostro tessuto economico ma anche privandoci di una parte fondamentale della nostra tradizione.
Eppure, come ricorda Angelo Inglese: “Senza di noi e il nostro lavoro non ci sarebbero nemmeno le grandi marche”. È in questo angolo di Puglia, immersi nelle gravine e nel sapore della storia, che bisogna venire se si vuole toccare con mano l’eccellenza della sartoria italiana.