«Una bussola per chi sarà chiamato ad amministrare la straordinaria città di Roma»: nelle parole di Federico Carli, questo l’obiettivo del «Manifesto dei Conservatori per Roma». Il Manifesto porta la firma di un gruppo di intellettuali indipendenti provenienti da varie culture – popolare, liberale e conservatrice – e costituisce una piattaforma di idee, esposte in un decalogo di 10 concetti. Chiave il ruolo di Carli, presidente dell’Associazione Guido Carli, per l’individuazione di un accordo di sui diversi principi e valori che, partendo da Roma, hanno l’ambizione di costituire un riferimento più vasto.

“Roma vivrà, Roma non perirà che con l’ultima città degli uomini”

Marguerite Yourcenar – Memorie di Adriano

LIBERTÀ
“La libertà è quel bene che fa godere di ogni altro bene” (Montesquieu)

La libertà è il fondamento di una “società delle opportunità”. Da essa discendono tutte le ambizioni più nobili, come quella di diventare “più ricchi”: non solo di denaro, che è soltanto un mezzo; ma di conoscenza del mondo, di esperienze di vita, di sapienza intellettuale.
La libertà (di essere, di esprimersi, di lavorare, di produrre) è la condizione necessaria per elevare il proprio spirito e per costruire un sano rapporto con il prossimo. Solo nella libertà si genera sviluppo e innovazione.
Onorare il principio di libertà per dare a Roma un ordinamento giuridico al passo coi tempi per favorire comportamenti individuali virtuosi; e in questo modo “liberare” le migliori energie, tanto dei singoli quanto delle loro “formazioni sociali”. Solo così può generarsi quel progresso materiale che in questa città manca ormai da troppo tempo.

BELLEZZA
“Il bello e il sacro procedono insieme mano nella mano” (Roger Scruton)

La bellezza non è solo un giudizio estetico ma un valore morale. Non va sottomessa ai criteri di funzionalità ma va elevata al bisogno umano di soddisfare il senso e l’incanto del nostro essere su questa terra. E’ la bellezza che trasforma la città in una dimora. E’ la bellezza che innalza un luogo ad uno spazio di amore e convivenza civile. Roma è da sempre la bellezza del sacro che supera ogni tempo. Chi l’ha governata ha magnificato gli spazi, i volumi, gli orizzonti e i luoghi del vivere.
L’aggressione modernista, dal dopoguerra a oggi, ha generato assurdità urbanistiche ed errori architettonici. Il brutto è spesso diventato misura di questa città.
Pensare ad una città più bella, non solo funzionale alle logiche della produzione e del consumo, significa compiere un atto d’amore e di rispetto verso chi la abita.

CULTURA
“La società di massa non vuole cultura ma Intrattenimento” (Hanna Arendt)

La cultura è lo spirito di un popolo, non la creazione narcisistico di un’élite per se stessa; è l’humus che rende fertile ogni identità, la ragione dell’essere, l’elevazione della tradizione oltre il proprio tempo.
Roma ha irradiato l’Occidente, ma da tempo vive una crisi d’identità profonda. Capitale di una nazione e città europea è però incapace di coltivare la nazione e rappresentarsi europea.
I circoli dell’intellettualismo fumoso, i salotti del radicalismo liberal, hanno trasformato la cultura di Roma nel palcoscenico narcisisitco di un’élite intellettuale, riducendola a consumismo in un sistema chiuso e spesso clientelare, incapace di testimoniare la città, narrarla nella sua dimensione storica e innovarla nella sua pluralità. Liberare la cultura di Roma, questa è la grande sfida.

LEGALITÀ
“Chi spontaneamente, senz’esservi costretto, si comporta con giustizia, non sarà infelice, né mai lo coglierà totale rovina” (Eschilo)

La legalità è il primo indice della qualità della vita in una società libera. Essa si fonda sulla parità dei diritti – che scongiura l’arbitrio del più forte – ed è a sua volta generatrice di libertà nel perseguimento del bene comune.
A Roma purtroppo essa è in crisi sotto un duplice profilo: di scarso ordine pubblico (Roma è al sesto posto in Italia per indice di criminalità) che la rende una città sempre meno sicura; e di efficienza amministrativa a causa di una burocrazia asfissiante che genera incertezza nel diritto, sfiducia verso le istituzioni, inefficienza produttiva e corruzione.
Educare i cittadini al rispetto delle leggi, pretendere nella classe dirigente il senso della legalità, dispiegare competenze nell’etica personale e nella deontologia professionale, consentirà a Roma di trasformarsi in una città ben funzionante, e libera.
Una cultura della legalità è il punto di partenza per una nuovo moderno governo della città.

MEDITERRANEO
“Il Mediterraneo è una grande patria, una memoria antica” (Ernst Jünger)

La città è uno spazio di senso. Non un neutrale luogo geografico (tópos), ma una dimensione d’identità (chóra), «la terra e il mare che abitiamo» di cui parla Strabone.
Roma è da sempre una capitale mediterranea, ma negli ultimi anni la sua vocazione marinara è stata colpevolmente abbandonata. Roma ha dimenticato di avere un fiume ed un mare.
Oggi che le grandi capitali europee s’inventano o riscoprono il proprio legame con il mare (ParigiLe Havre, Londra con i porti alle foci del Tamigi), ora che il Mediterraneo torna ad essere “Medioceano”, tra Pacifico e Atlantico, Roma torni ad espandere i suoi interessi verso il litorale valorizzando potenzialità storico-culturali, naturalistiche e turistiche.

SOSTENIBILITÀ
“La terra, madre gentile ed identica di tutti, non dovrebbe essere monopolizzata per favorire l’orgoglio e la lussuria di nessun uomo” (Edmund Burke)

La natura è un’eredità da proteggere e tramandare; l’ambiente non è un’ideologia né un bene da saccheggiare per il profitto; esso è una risorsa donata e il suo equilibrio un elemento dell’ordine sociale.
Negli ultimi decenni Roma è stata vandalizzata da piani regolatori selvaggi e da incuria ambientale; eppure, con la più estesa superficie verde per abitante tra le capitali europee, essa è per vocazione una città “intelligente” e potenziale modello di sostenibilità: mobilità multimodale e di prossimità, produzione di energia verde attraverso le sue stesse aziende (Acea, Enel), riqualificazione aree ecologiche sono suggestioni su cui ripensare una città sostenibile.

SPIRITUALITÀ
“Credere è importante quanto respirare” (Emile Cioran)

La religione è la risposta allo stupore dell’Essere di fronte al mistero della vita; non è solo un fenomeno sociale o un bisogno antropologico, è, per chi crede, il riconoscimento di un Trascendente vivo e presente nella storia.
La cultura giudaico-cristiana è il fondamento della civiltà occidentale.
Roma è il cuore della cristianità, ed è anche la città della più antica comunità ebraica d’Occidente. Attraverso le sue chiese e la sua sinagoga, si snoda un percorso spirituale e civile che non ha eguali nel mondo.
Ma è anche città aperta alle altre fedi e al loro portato culturale, nel rispetto delle leggi e del principio di una corretta integrazione.
Nel tempo della secolarizzazione selvaggia, del pensiero debole, di un relativismo che aggredisce il Diritto naturale, difendere coloro che credono è un dovere.
Roma ha smarrito la sua dimensione spirituale profonda e ancestrale. È oggi una città senz’anima. Roma deve tornare ad essere città universale, ecumenica: faro nel mondo.

SOLIDARIETÀ
La solidarietà (…) è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune”
(Giovanni Paolo II).

La solidarietà rimanda all’unione, alla ricerca dell’armonia nella consapevolezza dell’interdipendenza. Essa consiste nell’autentica volontà di contribuire alla creazione e al progresso della comunità in tutte le sue declinazioni; e costituisce il fondamento di una società compatta, che non cada sotto i colpi di un egoismo “assoluto”: quello che ignora l’altro, o addirittura lo vede come un nemico (da cui l’“invidia”, autentica forza disgregatrice dei legami
sociali). Solo nella solidarietà vediamo chiaramente il prossimo e noi stessi. Promuovere la solidarietà concreta e non ideologica con cui cittadini di Roma potranno nuovamente riconoscere la propria dignità in quella di chiunque li circondi.

SUSSIDIARIETÀ
“È ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare” (Pio XI).

La sussidiarietà è il collante della società. Nel rispetto di una vocazione allo sviluppo e della responsabilità individuale, essa garantisce la coesione tra gli uomini e ne promuove la dignità. In questo senso, il principio di sussidiarietà è l’«espressione dell’inalienabile libertà umana»; e, accogliendo e facendo proprio un simile principio – «particolarmente adatto a governare la globalizzazione e a orientarla verso un vero sviluppo umano» (Benedetto XVI) –, Roma potrà imparare ad ascoltare i suoi cittadini per diventare una città finalmente “a misura d’uomo”.

FUTURO
“Lasciate che i nostri figli crescano alti, e alcuni più alti degli altri se saranno in grado di farlo”
(Margaret Thatcher)

Il futuro non è l’Utopia dei progressisti, letteralmente il non-luogo; esso è il luogo che c’è, il reale che prende forma dalla sua identità e con essa si trasforma.
Roma è la città dei tre tempi: un’eredità maestosa, un presente trafficato, un futuro da progettare; Roma è le Frecce Tricolori in volo sopra i Fori Imperiali.
Questa città non è mai stata un’Utopia ma un luogo reale di vita, contraddizioni, umanità, cultura, trasformazione: cioè un luogo vivo nella storia.
Oggi il suo immaginario è diventato effimero, fluido o al massimo museale, ridotto ad un brand turistico. Da città verticale è diventata una città orizzontale dentro 50 anni di pianificazione collettivista, distruzione della dimensione comunitaria, sradicamento di ogni identità. Il futuro di Roma passa per il cittadino che torna a sentirsi innanzitutto un erede.

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