L’affronto dell’Affruntata
Stavolta il miracolo non c’è stato. Anzi, non c’è Stato. Non si può commissariare la fede, figurarsi una processione religiosa. L’Affruntata di Sant’Onofrio e Stefanaconi, nel vibonese, non s’ha da fare. «Colpa» del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Vibo Valentia che aveva deciso il «commissariamento» della sacra rappresentazione della rivelazione del Cristo alla Madonna dopo la Resurrezione, imponendo al vescovo di far trasportare le statue in spalla dai volontari della Protezione civile. Il paese si è ribellato, il vescovo si è accodato. Amen.
E che c’entra la ‘ndrangheta? Se sei in un paese appena travolto da un’inchiesta giudiziaria dal nome affascinante, «Romanzo criminale» (ma chi li dà i nomi alle inchieste?) qualcosa vuol dire. Secondo i magistrati la cosca dei Patania di Stefanaconi aveva il potere assoluto sulla gestione della processione. Di mezzo c’era anche un sacerdote, l’ex parroco don Salvatore Santaguida, arrestato poi rilasciato. E casualmente, nonostante la cosca sia stata fatta a pezzi dalle indagini, quando si è tratttato di estrarre a sorte chi doveva portare le statue è spuntato un presunto affiliato alla ‘ndrangheta, almeno stando alle conclusioni dei carabinieri.
Il prefetto di Vibo Valentia è stato quindi costretto a convocare il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che ha deciso l’infausto commissariamento. Qualche colletto bianco ha voluto ammonire il clero locale, ricordando le parole della Cei sul coraggio della denuncia di cui ho parlato qui ma è sembrato evidentemente troppo. Il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo ha detto che «la Chiesa deve vigilare e deve stare attenta per evitare strumentalizzazioni», poi si è messa di mezzo anche la presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi a dare il suo placet al commissariamento e oggi la situazione è precipitata.
L’ho già detto, mi devo ripetere. Se lo Stato mostra il suo volto feroce ottiene l’effetto contrario. Si poteva trovare una soluzione diversa dal «commissariamento», magari dialogando un po’ di più con il vescovo? Non si potevano individuare delle figure un po’ più neutre dei volontari della Protezione civile per portare le statue? Magari gli scout? O qualche movimento laico dichiaratamente antimafioso? Che figura ci facciamo? E soprattutto, che messaggio arriva dalla lontana Stefanaconi al profondo e indolente Nord, sempre pronto a puntare il dito?
Non è un caso se il clero calabrese abbia sentito l’esigenza di dire parole nette contro la ‘ndrangheta, anche perché il caso del prete coinvolto brucia ancora. Tra poche settimane Papa Francesco sarà a Cassano sullo Jonio per ricordare il piccolo Cocò Campolongo, il bimbo di 3 anni ucciso con un colpo di pistola alla testa e poi bruciato in auto insieme al nonno e ad una ragazza marocchina, probabilmente per una vendetta della ‘ndrangheta. Da cattolico credo che la Chiesa calabrese possa dare una grande mano d’aiuto nella lotta alla ‘ndrangheta. Ma è giusto che lo Stato si metta a organizzare le processioni?
Ps. A proposito, la ragazza marocchina uccisa a Cassano si chiamava Ibtissam Taouss, aveva 27 anni e qualche giorno fa era ancora nella cella frigorifera dell’obitorio di Cassano allo Jonio. A chi aspettano per darle la giusta sepoltura? Al Papa?