La mafia è morta, la ‘ndrangheta è viva
Una volta si parlava di mafie, adesso la vera mafia è una sola: la ‘ndrangheta. A dirlo non sono solo le inchieste che ne stanno dimostrando la pervasività da Nord a Sud e l’ingombrante presenza anche nel cuore produttivo del Paese come la Lombardia, ma è lo stesso procuratore antimafia Franco Roberti, che a Catania ha disvelato un segreto che ormai era noto a tutti: «In questo momento la ’ndrangheta é l’organizzazione mafiosa più forte nel nostro Paese. Cosa nostra ha subito colpi durissimi e la camorra campana altrettanto. Mafia e camorra sono in una posizione di debolezza rispetto al passato. La ’ndrangheta non ancora, anche se si sta facendo molto contro di essa».
Il motivo di questa performance è semplice. La mafia, dopo la derilante strategia stragista degli anni Novanta, è stata messa ko a causa degli arresti che ne hanno decapitato la filiera, e non ha più grandi capitali a disposizione. La camorra sta pagando l’errore di aver avvelenato la Campania e di aver perso il legame con il territorio. La ‘ndrangheta invece fa dell’omertà e della sua organizzazione familistica i suoi punti di forza, e detta legge soprattutto per i suoi rapporti privilegiati con i narco trafficanti. «In tutti questi anni – ha aggiunto Roberti – la ’ndrangheta ha dimostrato una maggiore capacità di diffusione, anche al di fuori dei propri confini, e una grande capacità imprenditoriale, superiore alle altre organizzazioni criminali. Ha una capacità di muoversi – ha concluso- sia sul piano dell’accumulazione illecita, penso al traffico di stupefacenti ma non solo, sia su quello delle infiltrazioni nell’economia legale».
Diciamo che la ‘ndrangheta gode anche di “ottima” stampa: sono anni che si sottovaluta la sua forza, che sui giornali si dà spazio ai guai di Gomorra, alla cosiddetta trattativa Stato-mafia e alla caccia al superlatitante Matteo Messina Denaro. La ‘ndrangheta che sfugge ai bagliori delle prime pagine anche perché ha deciso di non ammazzare più nel frattempo si è inoculata come un cancro nell’economia reale, avvelenando il sistema economico grazie a una serie di esercizi commerciali – dai compro oro a bar e ristoranti – che sopravvivono grazie all’immissione dei capitali provenienti dallo spaccio di stupefacenti e che fanno “dumping”, vendendo beni sotto costo pur di riciclare denaro. Chi non può permettersi questa concorrenza sleale fallisce, chi non vuole mollare si consegna nelle loro mani o si fa prestare dalle cosche il denaro a tassi mostruosi, come dimostra una recente inchiesta dei Ros chiamata ‘ndrangheta banking.
La verità è che la ‘ndrangheta è diventata invincibile anche grazie ai suoi rapporti privilegiati con quella zona grigia che si era mossa nell’ombra tramando accordi indicibili con la mafia al tempo delle stragi e che ora ha nella ‘ndrangheta un interlocutore più affidabile. C’è una mafia nuova, che ha cambiato pelle, che si nasconde come un camaleonte. E che sopravvive forse perché nessuno ha veramente intenzione di farlo.