Ma chi ha ucciso il boss scissionista?
Leggo dall’Ansa: “È stato scoperto il mandante dell’assassinio di Carmelo Novella, boss della ’ndrangheta lombarda, ai vertici della «locale» di Guardavalle, freddato a colpi di pistola il 14 luglio del 2008 nel bar «Reduci e combattenti» di San Vittore Olona, nel Milanese. I carabinieri del Ros di Milano hanno infatti notificato in carcere un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano Andrea Ghinetti a Cosimo Giuseppe Leuzzi, 50 anni, detenuto a Foggia. Leuzzi, capo della locale di Stignano (Reggio Calabria), alleata con le locali di Monasterace e Guardavalle, operanti nella zona dell’Alto Jonio, avrebbe deliberato l’omicidio con Andrea Ruga, capo della locale di Monasterace, morto nel gennaio del 2011, e Vincenzo Gallace, capo della locale di Guardavalle. L’indagine sul delitto rappresenta una prosecuzione dell’ operazione Infinito, che portò all’arresto di centinaia di ‘ndranghetisti in Lombardia”.
Ora, chiunque abbia letto le carte del processo Infinito sa che la morte di Novella sarebbe stata decisa dai mammasantissima calabresi perché Novella coltivava il sogno della scissione della Lombardia – intesa come locale di ‘ndrangheta – dalla Calabria, dispensava “doti” e gradi ai mafiosi e apriva nuovi locali di ‘ndrangheta senza chiedere l’autorizzazione alla provincia reggina, tanto che qualche tempo prima dell’omicidio lo stesso Novella non sarebbe stato invitato a un matrimonio della figlia di un boss come gli sarebbe invece spettato. L’investitura di Novella, come dirà nelle intercettazioni ambientali il boss di Bollate Mandalari, era arrivata dalla Calabria, e dunque “solo i massimi esponenti della ‘ndrangheta calabrese (…) avrebbero potuto intervenire per fermare o correggere” il suo operato, come scrivono i magistrati.
E invece? A cambiare lo scenario è stato, come molti sanno, il pentimento di uno dei suoi presunti killer, Antonino Belnome, che ha sempre sostenuto che fossero altri i motivi che hanno portato al suo omicidio, uno su tutti le frasi irriguardose captate dagli inquirenti nell”inchiesta Appia Mythos (per la quale Novella fu arrestato e poi scarcerato) che il boss scissionista avrebbe pronunciato contro la mamma di uno dei suoi storici rivali della cosca Gallace, Vincenzo appunto. Una cosiddetta “trascuranza grave”. Altro che lo scissionismo come causa scatenante. E che altri, evidentemente, sono i mandanti, non certo il presunto capo dei capi delle cosche Domenico Oppedisano.
Dall’ordinanza del gip si legge: «Alcuni boss e affiliati della ’ndrangheta festeggiarono l’omicidiocon champagne e pasticcini». L’altro killer pentito, Michael Panajia, considerato uno dei due esecutori materiali dell’omicidio, sostiene che a Leuzzi, una volta in Calabria dopo l’omicidio, venne consegnata una mazzetta da tremila euro: «Questo è un presente, un pensiero di noi per te». Belnome invece ha raccontato ai pm che, dopo l’omicidio, il presunto boss di Guardavalle Vincenzo Gallace avrebbe fatto trovare a casa sua per i due killer «una tavola, nella sua taverna, piena di pasticcini e bottiglie di champagne» per poi concedersi una macabra battuta: «Compà, ma il cappuccino l’avete
pagato?».Già, perché in effetti il killer di Novella, prima di aprire il fuoco, aveva ordinato un “cappuccino bianco”, particolare che aveva colpito il barista che lo stava servendo.
Ora, la domanda è: possono Cosimo Giuseppe Leuzzi, Andrea Ruga e Vincenzo Gallace aver deciso l’omicidio di Novella senza chiedere il permesso a Oppedisano, o alle famiglie di ‘ndrangheta o a chi per loro? È possibile che l’esistenza di uno scazzo tra i Gallace e Novella possa essere stato “sfruttato” dai capi clan per liberarsi di un boss scomodo? È l’ennesima ombra che si allunga sull’operazione Infinito. E su tutto il castello accusatorio al vaglio della Cassazione.